A proposito di memoria

Ieri alle 12 hanno suonato a casa mia, in collina. Era un diciottenne che voleva vendermi il giornale “lotta comunista”. Vedete? Altro che “il comunismo non esiste più”! Fondato nel 1965, quel movimento, che fece tutto il ‘68 e gli anni di piombo fiancheggiando e supportando i picchiatori e gli assassini rossi, esiste ancora e fa proselitismo, come i testimoni di Geova. La propaganda rossa si è vista anche in questi giorni che precedevano e seguivano il “giorno della memoria”. Dovrebbero decidersi a chiamarlo “giorno della shoah” visto che non si parla d’altro sui media. Io non sono negazionista, ma memoria per memoria dovrebbero dedicare una giornata, per esempio, anche a Holodomor. Invece provate a chiedere in giro cos’è: lo sa una persona su 100.

È la carestia indotta da Stalin che nel 1932 e ‘33 provocò in Ucraina da 7 a 10 milioni di morti. Nel 2008 l’Ucraina ed altre 19 nazioni hanno dichiarato l’Holodomor un genocidio. Il parlamento europeo lo ha dichiarato nel 2008 un “crimine contro l’umani - tà”. Dal 2008 è aperto a Kiev il museo dell’Holodomor, ma non ci vanno gite scolastiche o sindacali dall’Italia. La Russia lo ha negato finché poteva e nasconde ancora oggi le prove. Nell’Urss era argomento tabù: a parlarne finivi dritto in Siberia, in quei gulag che erano peggiori dei lager. Lo storico ucraino Kul’cyc’kyj dichiarò che il governo sovietico gli ordinò di falsificare le sue scoperte e di descrivere la carestia come un inevitabile disastro naturale, per assolvere il Pcus e Stalin. Ma in Italia si parta solo della Shoah, che porta benzina allo spompato motore dell’antifascismo, e non di Holodomor, che forse farebbe meditare il 18enne che ha suonato alla mia porta. E magari milioni di italiani.