Ricchi di mare

 Bruxelles respinge l’ennesima proroga italiana della direttiva Bolkestein (liberalizzazione e messa all’asta delle concessioni balneari) e ci multerà se non porremo fine a quest’andazzo vergognoso in cui lo Stato incassa da ogni spiaggia attrezzata quanto essa ricava dal noleggio stagionale di un solo ombrellone con cabina e sdraio.

La situazione è uguale in tutta Italia, ma in Liguria mugugnano di più, forse perché il mugugno è il loro tratto caratteristico. Una volta quel mare era meta del viaggio di nozze per i “paisan” piemontesi più benestanti che volevano vantarsi di “aver visto il mare”. Gli altri si limitavano al “viagi a Turin”, e i più non lo facevano neanche, perché non potevano lasciare “bestie e travaj” neanche per un giorno. Altri tempi.

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Paolo Conte li ha fissati nelle parole di “Genova per noi, che stiamo in fondo alla campagna”. Ricordate? “Ma che paura che ci fa quel mare scuro, che si muove anche di notte e non sta fermo mai”. Saltare in auto e andare a vedere il sorgere del sole dalla spiaggia era la zingarata-tipo dei vitelloni torinesi negli anni ’50 e ’60. Poi le cose sono cambiate.

Chi ha i capelli bianchi e va in Riviera da sempre ha visto bene la metamorfosi dei liguri: da pescatori-contadini-muratori pronti a improvvisarsi osti e bagnini d’estate, a professionisti esclusivi del turismo che lavorano duro per quattro mesi, ma poi riposano per otto e le vacanze se le fanno come minimo in altri continenti.

E’ vero che anche i langaroli hanno lasciato i carretti per le Porsche che noi paghiamo comprando i loro vini barricati a 40 euro la bottiglia, ma almeno lì le vigne sono loro. Non le affittano dallo Stato al prezzo di una botte.