Maiali volanti

Lidia Ravera su Repubblica, parlando della pillola anticoncezionale (che lei usava già a 16 anni), dice: “ricordo l’imbarazzo nel chiederla in farmacia. M’imbarazzava anche comprare gli assorbenti.

Siamo una generazione educata alla vergogna”.
S’imbarazzava in farmacia, lei, ma non a scrivere il libro “Porci con le ali” con Lombardo Radice: una parolaccia unica dall’inizio alla fine, con crude e continue descrizioni di sesso d’ogni tipo, anche gay: pagine a quattro mani con mani ogni quattro pagine. I porci descritti erano normalissimi, e le ali erano solo di carta, cioè ideologiche, ma Marx sdogana tutto.

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I goliardi, che recitavano l’Ifigonia nelle piòle, erano porci senz’ali. Porci qualunquisti. I compagni, invece, da Pasolini a Moravia, erano maiali “alati”: con la parolaccia “impegnata” potevano svaccare come, quando e quanto volevano. Ricordo una Ravera ormai grigia e attempata pontificare in Tv contro l’abito attillato della presentatrice: “Noi donne non saremo mai libere se non ci sganceremo dalla logica della vetrina.

Lei per esempio, signorina, sarebbe stata altrettanto carina in jeans e maglietta”. Eh, no, cara Lidia. Avete fatto già abbastanza danni al nostro immaginario erotico giovanile, voi compagne, quando 60 anni fa ci giravate intorno all’università sciatte e olezzanti da farlo ammosciare. E infatti il vostro era proprio il sesso sbrigativo, superficiale, ideologizzato e nevrotico descritto nel libro.

Invece quello poetico, con corteggiamento e batticuore, noi goliardi lo facevamo con le universitarie che arrivavano a Torino dalla provincia ben truccate e profumate, coi tacchi alti e i tailleurini in ordine. Non avevano ali, ma l’altra qualità era garantita.