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Blitz dei carabinieri

Sequestrati e derubati di 5 milioni in lingotti d'oro vinti con il Gratta&Vinci, arrestati 4 banditi

Tutti i nomi dei rapinatori finiti in manette e il retroscena dell'inseguimento del boss di un clan sinti

Lingotti

Rubati anche orologi preziosi e denaro contante

Ci sono voluti undici mesi, ma alla fine i carabinieri sono riusciti a mettere il “sale sulla coda” alla banda che il 28 maggio dello scorso anno aveva sequestrato e derubato una coppia di fidanzati in una villa a Torre Pellice. Bottino ricchissimo, quello trafugato dalla gang, del valore ancora non ben definito, ma che sfiora i 5 milioni di euro, tra lingotti d’oro, preziosi, orologi di valore e denaro contante. Un ben di Dio che la vittima aveva messo insieme dopo la vincita fortunata (di 5 milioni) al Gratta&Vinci. I banditi avevano fatto uso di una pistola (verosimilmente una scacciacani), obbligando le vittime, spintonate a terra, a consegnare il loro tesoro.

Ma i banditi, Costantin Desinov, moldavo di 49 anni, Andrei Taraza, romeno di 38, Vladic Paicu, 35 anni moldavo e Maria Coca, una ragazza di 23 anni, anche lei della Moldavia, non sapevano che all’interno dell’astuccio che conteneva i lingotti, il proprietario aveva nascosto un rilevatore gps

Avvertiti di ciò, i carabinieri si sono precipitati nel luogo (a Torino) dove l’apparecchio segnava la presenza del bottino. L’astuccio è stato trovato, anche il rilevatore (distrutto), ma i lingotti no e, ovviamente, neppure i malviventi. Settimane dopo, però, una telefonata anonima segnalava la presenza del capo della banda in un alloggio al civico 1 di via Sluzzo.

volta i militari hanno avuto più fortuna e in quella casa hanno trovato Costantin Desinov e parte della refurtiva, che è stata riconosciuta e restituita alla vittima. Desinov, però, pur ammettendo la rapina, aveva sostenuto d’aver agito da solo, senza l’aiuto di complici. Una dichiarazione non credibile perché sono state le stesse vittime a confermare che ad agire erano stati almeno tre uomini (mentre il ruolo di Maria Coca, si è scoperto in seguito, era stato quella di “palo”, tant’è che alla ragazza sono stati concessi i domiciliari). Gli altri componenti della banda sono stati individuati in seguito anche grazie ad una serie di intercettazioni telefoniche, perché i numeri dei loro telefoni cellulari erano stati trovati a casa del primo arrestato. Ma uitili per le indagini sono stati anche i filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza di Torre Pellice che avevano registrato l’arrivo e la fuga della banda. La loro auto, tra l’altro, era stata pizzicata anche da un T-red e a uno dei rapinatori era anche stata notificata una multa per eccesso di velocità. Dalle indagini è emerso anche che la vittima era stata derubata di alcuni lingotti già in precedenza e per tornare in possesso della refurtiva si era rivolto al “boss” di un clan sinti di Moncalieri. Un tentativo maldestro che al fortunato vincitore del Gratta&Vinci era costato più di 100mila euro di servigi. Il boss avrebbe preteso anche altro denaro, tanto da rendersi protagonista di un pericoloso inseguimento in tangenziale proprio il giorno successivo la rapina, proprio mentre la vittima si recava dai carabinieri.

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