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I LAVORI
05 Aprile 2023 - 10:09
Il restauro del moncone del Filadelfia
Ponteggi e operai sull’ultimo pezzo di storia dello stadio degli “Invincibili”. E’ iniziato, al Filadelfia, il restauro conservativo del vecchio moncone che dà sull’omonima via, una delle due parti di tribuna che ancora legano l’attuale impianto, rinato nel 2017, alla memoria di quello che dal 1943 al 1949 ha visto le imprese del Grande Torino. Ad occuparsi del cantiere è la ditta Fiammengo Federico srl, nota azienda torinese specializzata in ristrutturazioni di edifici e il cui co-titolare, Gianluca Vigna, è un sostenitore del Torino e tempo fa si era proposto, a sue spese, di rimettere a nuovo il moncone superstite del “Fila”. L’accordo tra la Fondazione Stadio Filadelfia e la Fiammengo è stato firmato e adesso il cantiere è partito, per una cifra che si aggira sui 100mila euro.
Demolito nel 1998, dello stadio che ha visto le gesta di Valentino Mazzola e dello squadrone che vinse cinque scudetti consecutivi non era rimasto più nulla in piedi. Ad eccezione, appunto, di due pezzi delle tribune. Ma prima di fare i lavori sono stati eseguiti numerosi test per certificare la stabilità dei monconi, anche in caso di terremoto. Verifiche fatte eseguire dalla Fondazione Stadio Filadelfia, e costate 10mila euro. «Il Filadelfia era un bell’esempio di architettura liberty e ancora oggi mi chiedo perché la Sovrintendenza, all’epoca, non fermò l’abbattimento - commenta Domenico Beccaria, membro del cda della Fondazione -. Siamo felici di vedere restaurare lo storico moncone e ringraziamo la Fiammengo per l’impegno, ricordando però che in questi anni anche la Fondazione ha fatto la sua parte».
Ma se un primo passo per ricostruire la gloria del Toro è stato compiuto, tanto ancora resta da fare per un sogno che il popolo granata ha da tempo: il museo al “Fila”. Qualche giorno fa, il cda della Fondazione ha deliberato la richiesta di un preventivo per realizzare un edificio a due piani su via Giordano Bruno da destinare ad area museale, più un’area per parcheggi a raso. In altre parole, si è sbloccato l’iter per trasferire il museo del Grande Torino, oggi a Grugliasco, al vecchio Filadelfia. «Nel giro di una settimana contiamo di avere il preventivo - sottolinea Beccaria -. Noi metteremo a disposizione le nostre risorse, dopodiché coinvolgeremo le fondazioni bancarie e gli istituti di credito. Il Toro? Dovrebbe avere l’obbligo morale di mettere i soldi, ma dubito fortemente che Cairo pagherà di tasca sua». Il sogno, intanto, è di avere il museo pronto nel 2026, nel centenario del “Fila”.
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