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SLOW FOOD CON PAPA FRANCESCO

Carlin Petrini: «Buttiamo via il 33% di tutto il cibo. L’economia non è Dio»

Nel libro, le possibili scelte per cambiare stili alimentari, evitare gli sprechi e salvaguardare l'ambiente

Carlin Petrini: «Buttiamo via il 33% di tutto il cibo. L’economia non è Dio»

«Un terzo del cibo che produciamo viene buttato. Uno spreco funzionale al sistema economico». Non ci va giù leggero Carlin Petrini, fondatore di Slow Food e autore, con l’economista gesuita Gaël Giraud, di “Il gusto di cambiare. La transizione ecologica come via per la felicità” (Slow Food Editore / Libreria Editrice Vaticana, euro 18). Per Petrini «si produce in eccesso, in modo che l’offerta sia sempre superiore alla domanda e i prezzi rimangano bassi. A livello globale produciamo cibo per 12 miliardi di esseri viventi. Gli abitanti della terra sono 8 miliardi. Il 33% del cibo viene buttato. Consumiamo 95 chili di carne pro capite. Negli Stati Uniti si arriva addirittura a 130. Nell’Africa subsahariana a 5 chili. Mentre invece una cifra intorno ai 60 chili è quella più consona a una dieta sana».

Giraud porta invece alcune esemplificazioni di carattere economico per mostrare il paradosso in cui siamo intrappolati: «Sono stati trasferiti al mercato finanziario gli stessi aggettivi attribuiti a Dio. Alcuni economisti definiscono il mercato “onnipotente”, “onnisciente”, talvolta “benevolo”. È stata reintrodotta una specie di religione pagana nella quale le banche e il business sono divinità intoccabili. In questo modo, il neoliberismo distrugge un altro pilastro della modernità, poiché nei fatti mina l’uguaglianza di fronte alla legge».

Il volume, che sarà presentato oggi alle 17.15 al Caffè letterario all’Oval, ha la prefazione di Papa Francesco, che cita Oscar Wilde addirittura: «Questo testo ha generato in me un sapore di speranza, di autenticità, di futuro. Ciò che i due autori portano avanti in questo scambio è una sorta di “narrazione critica” rispetto alla situazione globale: da un lato elaborano un’analisi motivata e stringente al modello economico-alimentare in cui siamo immersi il quale, per rifarsi alla celebre definizione di uno scrittore, “conosce il prezzo di tutto e il valore di niente”; dall’altra propongono diversi esempi costruttivi, esperienze assodate, vicende singolari di cura del bene comune e dei beni comuni che aprono il lettore a uno sguardo di bene e di fiducia sul nostro tempo».

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