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La politica

Pd e M5s vogliono il rettore del Politecnico di Torino presidente della Regione

Intanto Daniele Valle prosegue per la sua strada e i neo centristi si organizzano per correre da soli

Il Magnifico

Guido Saracco

La Regione non è il Comune di Torino. E’ da questa considerazione che sono partiti alcuni maggiorenti del Pd. Da qualche giorno, infatti, si sono presi la briga di far circolare un altro nome, come candidato alla guida del Piemonte, rispetto a quello del “papa boy” Daniele Valle (il nomignolo era stato appioppato a lui, Gariglio e Lepri).

Si tratta del Magnifico rettore del Politecnico Guido Saracco. Una pre investitura che era nell’aria da tempo e che questo quotidiano aveva anticipato già il 12 giugno a firma di Enrico Romanetto. Dunque, la possibile e sempre più probabile discesa in campo del “Magnifico” non è una novità, ma vale la pena capire cosa essa possa significare.

DANIELE VALLE

Non è un segreto che la sua disponibilità a partecipare alle elezioni, potrebbe dare il via alla politica del “campo largo”. Dell’alleanza tra Pd e M5s, mentre sul nome di Valle ci sarebbe il niet deciso di grillini torinesi e romani. Una scelta tecnocratica invece, potrebbe indurre il duo Conte-Appendino e anche Shlein ad un accordo di ampio respiro in tutte le regioni dove si voterà. A questo punto anche i seguaci piemontesi dell’avvocato del popolo (in maggioranza contrari all’accordo), dovranno farsene una ragione. Ma chi non vuole Valle candidato? Ufficialmente nessuno, certamente nessuno tra i peones che intendono candidarsi o ricandidarsi in consiglio regionale e che, con l’esclusione di Valle tra i competitor, spera di avere qualche possibilità in più di elezione.

Per capire chi siano i sostenitori del “Magnifico”, ci si deve fermare (almeno per ora) ai “si dice” che, univocamente, indicano «le vecchie volpi di partito». Ma una scelta che dovesse soffocare sul nascere le ambizioni del “papa boy”, potrebbe far crescere nel Pd la sindrome “Liguria”, regione dove 30 iscritti di peso hanno lasciato il partito per aderire a quelli di Calenda e di Renzi.

DOMENICO ROSSI

Se si replicasse in Piemonte, cosa che il segretario regionale Mimmo Rossi vuole evitare quasi ad ogni costo, «saremmo ai titoli di coda», aggiunge un altro esponente di primo piano del partito che preferisce rimanere anonimo. Chi, invece, ha fiutato l’opportunità per fare proseliti ai danni del Pd, è il costituendo “Terzo Polo” piemontese che sotto l’abile regia dell’ex parlamentare popolare e sindaco di Pragelato Giorgio Merlo, starebbe lavorando per unire in una casa comune (almeno per le elezioni regionali) renziani, parte di calendiani, popolari e centristi di varia estrazione.

Al progetto, con Merlo, starebbero lavorando sodo anche Osvaldo Napoli e numerosi sindaci civici di piccoli comuni del Torinese. Un gruppo del quale fanno parte anche Giuseppe Novero, Renato Zambon, Giuseppe Davicino e Guido Calleri di Sala, figlio del Conte Edoardo, primo Presidente nella storia della Regione Piemonte. Il figlio Guido potrebbe ripercorre le orme del papà ed essere lui il candidato alla presidenza per i neo centristi.

GUIDO CALLERI DI SALA

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