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L'appuntamento del lunedì

Ecco l'intervista di Gramsci a Mussolini

I dialoghi impossibili si trasformano in parole grazie all'intelligenza artificiale di Chat Gpt (con il contributo della redazione, o viceversa)

Protagonisti

Antonio Gramsci e Benito Mussolini

TorinoCronaca presenta una straordinaria serie di 'interviste' in assoluta esclusiva. Ogni lunedì un grande personaggio, della politica, dello sport, dell'arte, della letteratura, della scienza, dell'economia e della finanza, verrà intervistato da un altro importante personaggio. La particolarità di queste interviste consiste nel fatto che sarebbero impossibili, ma i nostri giornalisti, con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale, le hanno incredibilmente realizzate. Vedrete, ci sarà da divertirsi. Iniziamo con la prima: il fondatore del Partito Comunista Italiano, Antonio Gramsci intervista il suo grande nemico, il fondatore del Fascismo, Benito Mussolini. Grazie a Chat GPT, le domande e le risposte traggono effettivamente origine dal lessico e dal linguaggio vero dei personaggi, che l’intelligenza artificiale ritrova nei loro scritti e nei loro discorsi, con una veridicitá impressionante. 

Lunedì prossimo un’altra grande esclusiva di TorinoCronaca:  il grande scrittore Aleksandr Solženicyn (1918-2008), premio Nobel della letteratura, dissidente russo intervista Iosif Stalin (1878-1953), il dittatore sovietico che ha governato l'Unione Sovietica dal 1922 al 1953. 

ECCO IL TESTO DELL'INTERVISTA

GramsciSignor Mussolini, intervistarvi mi procura avversione e imbarazzo, in quanto vi ritengo un personaggio poco raccomandabile, un soggetto violento e pericoloso che ancora oggi penso sia solamente da combattere. Comunque iniziamo, e facciamolo dal principio. Da giovane, voi eravate un socialista convinto. Cosa vi ha spinto a fondare il Partito Nazionale Fascista?

 

Mussolini: Signor Gramsci, tralascio la vostra premessa, troppo prevedibile in quanto fatta da un fondatore del poco raccomandabile, violento, pericoloso partito comunista italiano. In ogni caso vi rispondo, senza né avversione né imbarazzo. Sono sentimenti che vi appartengono ma che non fanno parte della mia cultura e del mio vivere la politica. Ecco la mia risposta, vi piaccia o non vi piaccia! La mia evoluzione politica è stata il risultato di una serie di esperienze e riflessioni. Durante la mia giovinezza, ero affascinato dalle idee socialiste ma, con il tempo, ho iniziato a vedere i limiti di tale ideologia, specialmente prima e durante la Prima Guerra Mondiale. Quando ritenni di aderire in modo convinto all'interventismo bellico nazionale, nell'auspicio che l'indipendenza d'Italia divenisse finalmente compiuta, i socialisti mi cacciarono. Ero un loro esponente, dirigevo il loro storico quotidiano, 'L'Avanti'. Il fascismo, che immaginai dopo la mia espulsione dal Partito Socialista, è nato dalla convinzione che l'Italia aveva bisogno di un movimento che potesse unire la Nazione e riportarla alla grandezza di Roma imperiale, pur pragmaticamente consapevole dei secoli trascorsi dagli antichi fasti. Volevo restituire dignità al nostro straordinario popolo.

GramsciBelle parole, ma durante gli anni '20 il suo governo ha instaurato una vera e propria dittatura, abolendo le libertà democratiche. Come ha potuto un ex-socialista attuare un così drastico e deplorevole cambiamento?

Mussolini: L'Italia post-bellica era in uno stato di caos. Vi erano scioperi, violenze, una grave instabilità politica e il Partito Comunista che voi stesso, signor Gramsci, contribuiste con Bordiga a fondare a Livorno nel 1921, perseguiva l'odio classista, la violenza rivoluzionaria e la creazione di uno Stato totalitario come quello sovietico.  Io ho creduto che solo un governo forte potesse portare ordine e stabilità e l'ho realizzato, con il consenso degli italiani. Il fascismo ha cercato di creare un nuovo ordine, basato sull'unità nazionale e sul rifiuto delle divisioni di classe.

GramsciSuvvia, signor Mussolini, credo sia meglio parlare d’altro. Voi avevate un rapporto complesso, addirittura ostile con la Chiesa Cattolica. Eravate un ben noto vecchio arnese dell’ateosmo militante. Eravate anticlericale  e maledicevate i preti, ricordate? E allora come nasce la vostra insana e contraddittoria relazione con il Vaticano e come avete avuto la faccia tosta di firmare con il Cardinale Gasparri i Patti Lateranensi nel 1929?

Mussolini: Signor Gramsci, voi siete un vecchio mestatore che rimescola le carte. Sapete bene che la relazione tra lo Stato italiano e la Chiesa era un problema irrisolto fin dalla nascita dell'Italia unita. Lo scontro tra Italia unita e monarchia contro il papato proseguiva ininterrottamente dal XX settembre 1870, quando i nostri Bersaglieri effettuarono la presa di Roma con la breccia di Porta Pia.  Con i Patti Lateranensi del 1929 abbiamo cercato, con il realismo che connotava ogni azione del mio governo, di risolvere questa questione, riconoscendo la sovranità del Vaticano e stabilendo un rapporto di collaborazione, e ci siamo riusciti. Volevo un'Italia in cui la Chiesa e lo Stato potessero coesistere in armonia. E così è stato.

 

Gramsci: Signor Mussolini, le vostre risposte risultano insoddisfacenti se non offensive. Ma passiamo oltre. L’Italia fascista ha intrapreso politiche aggressive, con susseguenti odiose guerre coloniali in Africa sotto la vostra guida. Come potrete mai giustificare l’uso della violenza contro popoli che non rappresentavano una minaccia diretta per l’Italia?

 

 Mussolini: Signor Gramsci, voi sapete bene che il colonialismo italiano nasce ben prima dell'avvento del fascismo, alla fine del milleottocento. La guerra di Libia contro l'Impero turco-ottomano iniziò nel 1911 e venne dichiarata da Giovanni Giolitti. L’Italia, come altre grandi nazioni, aveva ben il diritto di pensare alla sua espansione e a portare in quelle povere terre la propria civiltà, grazie ai tanti coloni italiani che lì seppero convivere e sviluppare la cultura e l'economia. Io volevo che l'Italia fosse rispettata come una grande potenza, al pari delle altre nazioni europee. L'Etiopia rappresentava un'opportunità per espandere la nostra presenza in Africa e mostrare al mondo la nostra forza. Io ho avuto l'onore di mettere la nostra nazione al pari dei tanti paesi che nel mondo avevano interessi coloniali, proclamando l'Impero a favore di casa Savoia.  Che certo non mi dimostrò gratitudine.

 

 Gramsci: Signor Mussolini, ma quando parlavate di “corporativismo” come potevate assicurare che non fosse solo un mezzo per controllare la classe lavoratrice, piuttosto che rappresentarla? Non è stata una volgare pensata per imbrogliare gli italiani in buona fede?

 

Mussolini: Il corporativismo rappresentò l’unità vera dell’Italia, assicurando gli interessi collettivi, garantendo stabilità e ordine. I lavoratori e i datori di lavoro erano uniti, concordi e tesi ad obbiettivi comuni, non divisi. E l'odio di classe che voi comunisti cercavate di disseminare nella nostra società venne coralmente respinto

 

Gramsci: Meglio cambiare discorso, voi fate solo futile propaganda.  Proseguo nelle domande, e vi prego di non approfittare della visibilità che vi sto concedendo. Ecco la domanda: L’Italia ha avuto nei secoli una lunga storia di municipalismo e autonomia locale. Non temevate che il fascismo, centralizzando il potere, potesse soffocare questa fondamentale tradizione?

 

Mussolini: Signor Gramsci, le vostre preghiere di non approfittare della visibilità che voi mi stareste concedendo risultano piuttosto pretestuose se non ridicole. Il fascismo è stato ordine e forza. Una forza intelligente. La centralizzazione era necessaria per garantire che ogni angolo dell’Italia seguisse la stessa visione. La tradizione non venne soffocata, venne elevata.

 

Gramsci: Queste sono solo chiacchiere demagogiche che mascherano la realtà. Il vostro regime ha fatto uso della violenza e della repressione. Potrete mai voi giustificare queste azioni? E in nome di quali ideali?

 

Mussolini: Signor Gramsci, voi predicavate la rivoluzione comunista, quella della repressione, dei Gulag e del terrore. Dunque ben sapete che ogni rivoluzione ha i suoi costi. I costi che in termini di libertà il fascismo determinò verso il popolo italiano sono irrisori rispetto a quanto dovettero pagare i cittadini russi. Senza parlare delle stragi dei kulaki ucraini, delle carestie che avete provocato e di altri tragici crimini. La stabilità, l’ordine e la grandezza dell’Italia sono ideali che giustificavano misure forti. Senza ordine, non c’è progresso.

 

Gramsci: Queste sono affermazioni che non posso accettare. Voi cercate di addossare ad altri le vostre colpe. Come potete rispondere alle accuse che il fascismo ha limitato le libertà individuali, relegando gli individui al servizio dello Stato?

 

 Mussolini: Il fascismo ha visto lo Stato come espressione suprema della volontà collettiva. L’individuo trova il suo vero valore nel servire qualcosa di più grande di sé. La libertà senza disciplina è caos. Su questo tema, signor Gramsci, vogliate documentarvi rileggendo le opere dei leaders a cui vi ispirate, da Trotzki, a Lenin, a Iosif Stalin. 

 

Gramsci: Mussolini, non potrete certo negare che il vostro regime brutalmente repressivo abbia compromesso l’indipendenza del pensiero e della cultura in Italia. Come potrete mai rispondere a questa documentabile critica?

 

Mussolini: Le idee e il pensiero devono servire la nazione. Nonostante che il regime fascista abbia fortemente voluto sviluppare le arti, la letteratura, in una parola sola la cultura, di vertice e di popolo, noi non potevamo permettere che venissero corrotti da idee straniere o sovversive. L’Italia doveva e deve avere una voce unica, forte, autorevole. Ma che voi, proprio voi, signor Gramsci, fondatore del violento Partito Comunista Italiano filosovietico, vogliate presentarvi come un'educanda democratica al cospetto del regime fascista, appare un plastico esempio della vostra doppiezza 

 

 

Gramsci: Tralascio di rispondervi come meritereste. Parlando di ingiustizie, come giustificate le leggi razziali contro gli ebrei? Non contraddicono l’ideale di unità nazionale che il fascismo promuoveva e lo identificano come un movimento razzista e inumano?

 

 Mussolini: L’antisemitismo, in quegli anni, rappresentava una dottrina assai diffusa, in Europa come in America, nelle nazioni come Italia e Germania così come in quelle democratiche, per non parlare dell’Unione Sovietica. Ciò è indubitabile ma non vuol essere una giustificazione. Le leggi razziali sono state un errore che riconosco.  Ho ceduto alle pressioni della Germania e degli elementi più filotedeschi presenti nel Partito fascista. Avrei dovuto resistere a tali pressioni.

 

Gramsci: E sulla decisione di entrare in guerra a fianco di Hitler: non avete forse trascinato l’Italia in una guerra non necessaria e destinata ad una tragica  sconfitta?

 

Mussolini: L’Italia e la Germania avevano interessi comuni e sfide simili. Entrambe le nazioni erano insoddisfatte dei trattati post-bellici che le avevano terribilmente penalizzate a favore delle potenze sedicenti democratiche e cercavano di riaffermare la loro posizione in Europa. L'alleanza con la Germania era strategica e mirava a creare un nuovo ordine europeo in cui le nostre nazioni avrebbero avuto il ruolo che oggettivamente meritavano.                                    L’asse con la Germania e con il Giappone  rappresentava infine una opportunità per l’Italia di riaffermare la sua grandezza in Europa e nel mondo.         Purtroppo, invece, la guerra ha portato a conseguenze devastanti per gli Italiani 

Mussolini (rivolgendosi a Gramsci): E ora, Antonio, permettetemi una domanda: che cosa pensate della mia morte e dell’esposizione del mio corpo e di quello di Claretta Petacchi a Piazzale Loreto?

Gramsci: La vostra morte, come quella di chiunque altro, non dovrebbe essere motivo di spettacolo. L’esposizione dei corpi rappresenta un triste capitolo nella nostra storia, ma è anche un simbolo potente della reazione popolare contro le atrocità del fascismo.

 Gramsci: Infine, cosa dirà la storia del fascismo e di Benito Mussolini? Rispondo io, è stato un periodo nefasto che l'Italia deve dimenticare

 Mussolini: La storia dirà invece, quando le tesi ingannevoli dei vincitori verranno sepolte dal tempo, che il fascismo risollevò l’Italia, garantendo ordine, progresso e grandezza. Perse la guerra ma non perse l'onore. E di Mussolini, dirà che ha servito la sua nazione con determinazione, visione e sovrano disinteresse personale

 

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