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IL DOSSIER
04 Ottobre 2023 - 13:43
Se la certezza sta nel fatto che Torino «non è più la città dell’automobile» come ha confermato il presidente di Aziende Meccaniche Meccatroniche Associate, Stefano Serra o, almeno, non viene da tempo considerata tale, industriali e amministrazione guardano al futuro provando a tracciare qualche prospettiva di sviluppo. Immaginando cosa sarà della città della Fiat nel 2032 e, ancora più in là, nel 2050. Il primo traguardo è quello tracciato dall’Amma che, mercoledì mattina, ha presentato il “libro bianco” e indicato in quattro pilastri fondamentali quello che potrebbe essere il rilancio della città metropolitana e del capoluogo del Piemonte. Il secondo, invece, quello a cui guarda il sindaco Stefano Lo Russo, pronto ad avviare già nelle prossime settimane i lavori di un “vision plan” che la traghetti verso il 2050 collaborando con Bloomberg e Harvard. Irrinunciabile un ingrediente, quello che in piemontese si definisce “ghëddo” e in napoletano «cazzimma», ricorda il primo cittadino annunciando che, entro fine anno, «avvieremo entro fine anno un nuovo piano strategico, tramite una piattaforma che coinvolga attori e stakeholder, per immaginare la città da qui al 2050. Magari con l’aiuto di un advisor esterno, internazionale». Ed ecco che «gli esperti di Harvard ci aiuteranno a costruire il percorso e le modalità di interrelazioni orizzontali all’interno della città. Le regole del gioco e di ingaggio tra tutte le anime della città».
Alta Velocità con la Liguria e rilancio dopo il «dissesto finanziario»
«Risponderemo così alle tante sollecitazioni. C’è una forte domanda in questa ottica. Vogliamo far sentire protagonista il maggior numero di cittadini, coinvolgere soprattutto i giovani. Stiamo impostando questo lavoro per capire come costruire un cantiere di discussione» ha spiegato Lo Russo. Il sindaco ha sottolineato la necessità di un forte rapporto anche con Genova. «Siamo concentrati su una relazione fra Genova, Milano e Torino. Ci sono tutte le condizioni perché anche la relazione con Genova possa essere sviluppata in modo più strutturato. Abbiamo in comune anche la “governance” di Iren e Compagnia di San Paolo. Sarebbe interessante sviluppare una nuova fase di discussione sulle connessioni ferroviarie con la Liguria, la politica non basta ma deve dirlo e io sono tra i sostenitori dell’alta velocità per Genova e Savona, come fu fatto per Lione. Serve il sostegno del tessuto produttivo» ha aggiunto il sindaco. «Stiamo uscendo a fatica da una fase di riassesto del sistema pubblico del Comune, ho ereditato un dissesto finanziario. Posso considerare quasi completata la fase iniziale per ridare solidità ai muri in un contesto in cui si pensava più al colore dei muri e alla cornice del quadro. Il problema è che i muri stavano venendo giù, in modo rapido e intenso». E l’occasione è anche quella di tracciare un primo bilancio di mandato. «Sono stati due anni - tra poco facciamo il secondo compleanno - caratterizzati dalla rimessa in sesto della macchina comunale che era quasi allo sbando e di messa a terra dei progetti Pnrr. Questi quindici mesi sono stati caratterizzati da un’attività per non perdere un euro, abbiamo messo in campo progetti per circa tre volte quello che è stato fatto per le Olimpiadi: per un valore di 906 milioni di euro» ha puntualizzato Lo Russo parlando di almeno quattro criticità ereditate da Chiara Appendino e dal Movimento 5 Stelle. «Igiene urbana, servizi anagrafici, taglio dell’erba e buche: abbiamo lavorato su questo e per la primavera del prossimo anno penso che avremo sistemato i servizi pubblici essenziali».
Il “libro bianco” degli industriali
Sono quattro, invece, le prospettive principali per il futuro dell'intera area metropolitana secondo l’Amma: benessere economico e qualità della vita, capitale umano, imprese e innovazione, infrastrutture e internazionalizzazione. «La città dell'auto non esiste più e bisogna guardare a traiettorie diverse» commenta il presidente Stefano Serra. «Ma senza dubbio siamo capaci a fare “export”. Già nei decenni scorsi portavamo auto nel mondo, ma anche in futuro. Però dobbiamo essere attrattivi pure in entrata: non solo passaggio di binari, ma anche luogo in cui ci si ferma. A cominciare dalle “start up”, che una volta cresciute spero si fermino. E la Cittadella dell'Aerospazio deve diventare un luogo in grado di portare qui aziende di Lione rispetto ad andare a Tolosa. Dobbiamo diventare calamita». Fondamentale, secondo l'imprenditrice Licia Mattioli, che nelle aziende «non si fermi mai la macchina dell'innovazione. Bisogna perseguire il principio del 'bello e ben fatto'. Con ruolo centrale del capofiliera, che può attirare sul territorio risorse e capitali nuovi».
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