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Dopo due settimane dal ritrovamento del corpo

Colpo di scena a Biella: l'uomo trovato morto nel cassonetto non è stato ucciso

L'autopsia ha accertato che Gabriele Maffeo è deceduto per un'overdose. Cade l'accusa di omicidio per i 4 amici, resta quella di occultamento di cadavere e omissione di soccorso

La vittima

Poteva essere salvato?

Gabriele Maffeo, 33 anni, trovato cadavere due settimane fa in un cassonetto della spazzatura a Biella non è stato ucciso. Lo ha accertato nei giorni scorsi Roberto Testi, il medico legale che ha effettuato l’autopsia. Maffeo sarebbe morto per un’overdose. L’esame autoptico, di fatto, contraddice le prime superficiali risultanze medico legali che avevano riscontrato sul cadavere alcune tumefazioni sospette e che, dunque, avevano fatto ritenere che l’uomo fosse stato massacrato di botte fino a perdere la vita. I risultati autoptici fanno cadere, dunque, l’accusa di omicidio nei confronti di quattro persone che, subito dopo il ritrovamento del cadavere, erano state arrestate dagli investigatori della squadra mobile biellese. In manette erano finiti: Marina Coda Zabetta, 34 anni, il suo fidanzato, Giuseppe Bonura, di 42, Simone Perra, 24 anni, Alessandro Solinas, di 32 che avevano sempre dichiarato di non essere stati responsabili della morte del loro amico.

Marina Coda Zabetta, Giuseppe Bonura, Simone Perra e Alessandro Solinas

I quattro, ora, dovranno rispondere di occultamento di cadavere perché, sempre secondo l’ipotesi investigativa, sarebbero stati presenti quando Maffeo è deceduto, verosimilmente dopo un festino a base di droga. Il cadavere si trovava all’interno di un cassonetto per la raccolta indifferenziata dei rifiuti. A dare l’allarme era stata una residente della zona che aveva aperto il bidone per riporvi i sacchetto della spazzatura di casa. Sul posto erano intervenuti gli investigatori della squadra mobile della questura e il medico legale che aveva rilevato sul corpo dell’uomo, le ferite, verosimilmente conseguenza di un pestaggio. «Non si può neppure escludere che Maffeo - spiegano oggi fonti vicine agli inquirenti - sia stato lasciato lì ancora agonizzante». La vittima era conosciuta nel quartiere e anche alle forze dell’ordine per alcuni precedenti di droga. Maffeo, però, dopo essere diventato padre, aveva lasciato Biella e le vecchie amicizie per cominciare un percorso di disintossicazione. Era entrato in comunità e ne era poi uscito, apparentemente senza più alcun problema, ma le amicizie erano rimaste le stesse e aveva ripreso a frequentare la vecchia compagnia.

Il luogo dove è stato ritrovato il cadavere

Pertanto le indagini si erano indirizzate su una pista certa e in poche ore i poliziotti avevano assicurato alla giustizia coloro che si ritenevano, almeno allo stato dei fatti e con responsabilità diverse, responsabili di quello che si pensava fosse un delitto. I quattro, che erano poi stati fermati pressoché contemporaneamente, erano stati indicati come presenti alla morte di Maffeo da un “super testimone”. Ora, Marina Coda Zabetta, Giuseppe Bonura, Simone Perra e Alessandro Solinas, se già non hanno lasciato il carcere in queste ultime ore, saranno scarcerati, ma dovranno spiegare tutti i contorni di una vicenda, in parte ancora oscura.

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