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Su di lui indagano i magistrati
23 Ottobre 2023 - 18:16
Comparirà il volto del finto erede del Cav
MARCO DI NUNZIO IL FINTO EREDE DI BERLUSCONI
L’imprenditore piemontese Marco Di Nunzio, che sostiene di essere tra gli eredi di Silvio Berlusconi per via di un testamento non olografo e presumibilmente sottoscritto in Colombia poco più di due anni fa, ora è indagato dalla procura di Milano. Il pm Roberta Amadeo e il procuratore Marcello Viola, titolari del fascicolo, hanno iscritto Di Nunzio per falsità in testamento (articolo 491 del codice penale) in seguito a una segnalazione delle autorità diplomatiche colombiane. Attivo come imprenditore e politico, quello di Marco Di Nunzio, 55 anni, appare come un profilo piuttosto variegato e variopinto. Da quel che risulta, il presunto erede avrebbe finora lavorato come manager e imprenditore in alcuni cantieri navali. Originario di Torino, qualche anno fa si era trasferito in Colombia, il Paese dove il nuovo testamento del Cavaliere sarebbe stato stipulato, scritto e, successivamente, vidimato dalla cancelleria del ministero degli Esteri. In Colombia Di Nunzio è anche consigliere della sezione locale del “Comites”, il comitato degli italiani all’estero.
GLI EREDI DI BERLUSCONI, QUELLI VERI
Dagli atti, però, risulterebbero falsi o falsificati i timbri apposti apparentemente dal ministero colombiano. Da qui la segnalazione all’autorità giudiziaria italiana che ha consentito l’apertura dell’inchiesta penale. Da quel poco che è trapelato da fonti vicine agli inquirenti, Di Nunzio avrebbe giustificato la liberalità di Berlusconi dal fatto che lui ne sarebbe figlio naturale o adottivo (le versioni sono molteplici) e dunque, il tycoon avrebbe deciso di lasciargli una parte del patrimonio. In passato in Italia, Di Nunzio aveva intrapreso numerose avventure politiche, tutte di scarso successo e condotte soprattutto nella promozione di simboli elettorali dai nomi strampalati. Nel 2010, il presunto erede o figlio segreto di Berlusconi, si candidò come sindaco a Sestriere, presentandosi con le insegne della “Fiamma Tricolore”, ma non venne eletto. Successivamente, si mise in proprio, creando dal nulla liste sempre più improbabili. Nel 2011 cercò di presentarsi alle elezioni comunali di Torino, ma la sua compagine “Bunga Bunga” venne bocciata perché il numero di firme non era sufficiente e alcune non erano state vidimate. Poi tentò la fortuna a Borgomasino, un piccolo comune del Canavese, dove, dopo il voto che lo vide ancora sconfitto, ricorse al Tar per cercare di entrare in consiglio comunale attraverso il riconteggio dei voti ottenuti dal suo “Movimento Bunga Bunga-Forza Juve”.
IL SIMBOLO DEL PARTITO FONDATO DA MARCO DI NUNZIO
Intanto, nel 2016, Di Nunzio fu condannato in primo grado dal Tribunale di Torino a diciotto mesi di reclusione (pena sospesa) per violazione della legge elettorale. Nel 2013, quando provò a presentarsi alle elezioni regionali in Lombardia, sempre con la lista “Bunga Bunga”, avrebbe fatto figurare fra i firmatari anche persone malate e analfabete. Il suo difensore dell’epoca, definì la candidatura di Di Nunzio «solo una provocazione» e annunciò ricorso in appello. Da allora, del vulcanico imprenditore e politico torinese se ne erano perse le tracce. Si sa che durante gli anni del Covid ha fatto in tempo a trasferirsi in Colombia dove lui stesso avrebbe detto, di aver «fatto fortuna nel settore navale». Ma di ciò, non ci sono prove o riscontri. Fatto sta che Di Nunzio è ricomparso qualche settimana fa, questa volta nel ruolo di figlio segreto (c’è chi ne vede una certa somiglianza) ed erede di Berlusconi.
SILVIO BERLUSCONI
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