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La testimonianza

Terrore a Porta Nuova, parla la ragazzina aggredita: «Ecco come mi sono salvata»

Si sfoga la 15enne che sabato sera ha rischiato una violenza in stazione

Terrore a Porta Nuova, parla la ragazzina aggredita: «Ecco come mi sono salvata»

Dice di essere rimasta «pietrificata» e di aver temuto di «essere picchiata». Ma la vera paura è che «quel tipo volesse andare oltre le palpate, visto che voleva portarmi in un posto “appartato”. Io sono scoppiata a piangere e sono riuscita a scappare via».
E’ lo sfogo della 15enne aggredita sabato sera da un ragazzo poco più grande di lei. E che ha accettato di raccontare direttamente quello che le è capitato dopo che la sua storia è finita su queste pagine. Merito della segnalazione di un suo coetaneo che ha assistito alla scena e ha voluto rendere pubblico quello che ha visto intorno alle 21.30 davanti alla stazione di Porta Nuova: «E’ una cosa troppo grave».

La ragazzina accetta di dire la sua versione ma chiede di poter scegliere il nome di fantasia con cui tutelarne l’anonimato: «Chiamami Ines» decide, assicurando che a breve andrà a sporgere denuncia.

«Io volevo una semplice sigaretta fuori Porta Nuova - esordisce Ines, ripercorrendo quello che è le successo meno di 24 ore prima - Ho visto che, in un gruppo di venti ragazzi, c’era uno che aveva un pacchetto in mano. Ho preso la sigaretta e mi sono allontanata. Poco dopo mi si è avvicinato un altro di quel gruppo, che ha iniziato ad abbracciarmi, a baciarmi e a toccarmi ovunque. Subito l’ho presa sul ridere, poi mi sono pietrificata e l’ho lasciato fare». E’ a quel punto che l’aggressore ha trascinato la 15enne verso l’interno della stazione: «Avevo paura che mi picchiasse o che andasse oltre le palpate, visto che voleva andare in un posto “appartato”, come lo ha definito lui stesso. Io sono scoppiata a piangere e sono riuscita a far arrivare la mia amica: le ho chiesto di chiamare suo padre e così, dopo lacrime e altre palpate strane, sono corsa in macchina».

Per Ines è stata la fine di un incubo che poteva avere un epilogo decisamente peggiore. Ma già quei pochi minuti di terrore sono bastati a segnarla e farla sentire colpevole, nonostante lei sia la vittima dell’aggressione: «Adesso temo che i miei genitori non mi facciano più uscire perché ero in stazione a quell’ora con una mia amica» riflette ancora la ragazzina. Che poi stringe i pugni: «Se adesso io ho paura a uscire? No, questo avvenimento non cambia la mia voglia di uscire: non faccio prevalere le voglie di altri alle mie uscite. Però ammetto che non sarà più come prima. Girerò con lo spray e farò più attenzione».

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