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IL CASO

Il vaccino anti-Covid per i fragili è vietato in farmacia

Seimila ancora in attesa dell'immunizzazione e per un appuntamento nei centri Asl ci vogliono 15 giorni

Le persone “fragili” che hanno più di sessant’anni e maggior necessità di proteggersi contro il Covid non possono vaccinarsi in farmacia. Il riscontro arriva al bancone con un secco “no” davanti alla richiesta di «un soggetto considerato ad estrema vulnerabilità, oppure, con una pregressa reazione allergica o anafilattica». Queste le disposizioni sanitarie previste dall’accordo che la Regione Piemonte ha ratificato, proprio ieri, con Federfarma e Assofarma.

Non pochi i malumori tra chi ha patologie, magari comuni come il diabete, ma anche tra gli stessi farmacisti. A segnalare un caso è la farmacia Fassola di Chivasso: «Riceviamo numerose richieste al giorno ma non possiamo soddisfarle, è un problema considerando che qui non c’è l’hub vaccinale». Gli hub a Torino sono due, al San Giovanni Bosco e al Lingotto. E per fare domanda è necessario seguire la procedura di registrazione sul sito www.ilpiemontetivaccina.it, che richiede l’inserimento dello Spid o della Cie. «Una volta inviata la richiesta riceveranno una risposta dieci giorni dopo con la prenotazione, il luogo e l’ora della vaccinazione» spiegano dal centralino.

Non proprio una passeggiata, soprattutto per chi magari non è pratico di Internet e chi, anziano, non ha possibilità di attraversare la città. «Mi sembra di capire che il vaccino non sia sicuro se non si può fare in farmacia» spiega Alberto, 75 anni, diabetico, che ha deciso di non vaccinarsi.

CAOS IN FARMACIA

Chiedendo alle tante farmacie presenti sul territorio l’impressione è che ci sia una grande confusione. Anche perché le confezioni dei vaccini anti-Covid destinate agli over 60, famigliari di persone fragili e donne incinte, che si possono somministrare in farmacia, sono composte da sei fiale. E una volta scongelate, devono essere utilizzate subito. Da qui un compito in più per chi sta dietro il bancone, organizzare una precisa agenda con appuntamenti cadenzati a seconda degli ordini e delle disponibilità.

Tant’è che dal 30 ottobre al 5 novembre risultano essere state somministrate in farmacia: 2.579 a fronte di 5.966 richieste ancora da soddisfare.

«Siamo stati costretti a respingere alcune richieste perché avevamo finito le fiale» spiega la dottoressa Giorda, titolare della farmacia dell’Università in via Po: «Non è così semplice raggruppare sei persone per fare il vaccino insieme - aggiunge - anche perché l’ordine arriva soltanto il giovedì mattina e ci dobbiamo organizzare». Per evitare problemi molti farmacisti hanno deciso di non aderire alla campagna: «Può verificarsi uno shock anafilattico per cui è meglio se il vaccino viene effettuato in una struttura attrezzata» spiega la dottoressa Mancini della farmacia Collegiata Berta. «Servirebbero delle regole e dei protocolli precisi» sottolineano nelle farmacie tra Lucento e Vallette: «Molti pazienti dovrebbero “autocertificare” la propria fragilità ma il rischio è quello di doversi trovare a chiamare il 118 nel caso di una crisi».

Per chiarire ogni dubbio Federfarma consiglia di «rivolgersi al medico o ad uno degli “hub” vaccinali».

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