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Politica e retroscena
13 Dicembre 2023 - 07:47
Roberto Vannacci
C’è un uomo, un militare, che ha scritto un libro; lo ha autoprodotto e venduto. Le grandi case editrici sono rimaste al palo di fronte a risultati da best seller. Roberto Vannacci ora non fa che girare in lungo e in largo l’Italia per presentare il suo “Mondo al Contrario” che ha fatto scandalo. Non che vi sia scritto chissà ché, ma il “politicamente corretto” è pressoché assente da ogni sua affermazione. Considerazioni «di buon senso comune», dicono i più moderati dei suoi detrattori, «chiacchiere da bar tra persone qualunque», aggiungono altri. Ma di persone “qualunque” e di “buon senso” in Italia ve ne sono molte e il generale oggi si trova, forse suo malgrado, al vertice di un corposo movimento d’opinione, tant’è che si parla con insistenza di una sua lista in competizione per le le lezioni Europee, se non addirittura della fondazione di un nuovo partito. Ma in questo Paese che ha visto autentici statisti, politici raffinati, ma anche nani, ballerine e comici nelle stanze del potere, un generale come Vannacci non farebbe certo peggio di altri. Tanto più che il suo “credo” non è di per sè una novità, e neppure lo sarebbe una sua discesa in campo, molto diversa da quella ben più nota di sua Emittenza.
GUGLIELMO GIANNINI
Bisogna andare un po’ indietro nel tempo per scoprire che tutte le considerazioni e le idee del generale (mutatis mutandis e adattate ai tempi), facevano parte del programma elettorale di un uomo che oggi pochi ricordano. Si chiamava Guglielmo Giannini, nel 1946 fondò il “Fronte dell’Uomo Qualunque” e il suo partito alle elezioni Politiche ottenne trenta deputati, che non erano certo pochi, specie se si considerano i diretti competitor: la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi e il Fronte Popolare (Pci e Socialisti) di Palmiro Togliatti e Pietro Nenni. Giannini fu una meteora, già alle elezioni successive gli “italiani qualunque” scelsero altri porti, più sicuri e tranquilli, dove ormeggiare. Le analogie programmatiche sono evidenti, ma il panorama politico odierno è assai differente. C’è solo da chiedersi se Vannacci deciderà o meno di scendere in campo da solo, oppure ospitato in qualche altra lista: si è parlato di Lega, ma anche di Fratelli d’Italia, ma sembra che Giorgia Meloni non ne voglia sapere. Chi sarà allora al fianco del Generale? Difficile dirlo anche se è prevedibile ipotizzare che Vannacci possa catalizzare quelle decine di liste apparse a più riprese nelle varie competizioni elettorali e caratterizzate dal No a qualche cosa, dal Vax al Fisco e chi più ne ha, più ne metta.
Poi ci sono i pasdaran della destra, quei gruppuscoli che alla fine hanno scelto Meloni, ma con poca convinzione; i federalisti siciliani e i leghisti della prima ora che mal hanno digerito lo sbianchettamento del “Nord” dal simbolo del partito fondato da Umberto Bossi. Tutto ciò Meloni e Salvini lo hanno messo in conto, ma la X di un’equazione politica particolarmente complessa, è rappresentata da quel ceto medio di lavoratori dipendenti tartassati come non mai. Loro potrebbero vedere nel generale l’unica speranza per tornare ad arrivare con serenità a fine mese e, magari, mettere anche qualcosina da parte. Allora sì che sarebbero dolori, non solo per i partiti di Meloni e Salvini, ma anche e soprattutto per i centristi di Calenda e Renzi che invece di attrarre voti da destra, verrebbero spremuti come limoni. Cosa farà il generale? Forse lo dirà domani sera a Torino, ospite dei Lions (Torino Taurasia) nell’attesa presentazione del “Mondo al Contrario”.
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