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Elezioni regionali in Piemonte

Salta l’incontro tra Dem e M5S. Ora l’alleanza è appesa a un filo

Mentre si torna a parlare di Saracco e Giustetto come candidati civici per sfidare Cirio

Il tavolo

Le due delegazioni

A data da destinarsi, alle calende greche, forse mai più. Con due comunicati fotocopia (almeno su questo Pd e M5S sembrano essere d’accorso), Dem e pentastellati hanno annunciato, nella tarda serata di ieri, che l’incontro previsto per oggi delle due delegazioni e indetto per cercare un’alleanza per il voto regionale, è saltato. Rinviato, ma non si sa quando. Da una parte (M5S) si sottolinea che «le due delegazioni concordano sulla necessità di approfondire ulteriormente ogni singola tematica», dall’altra (Pd), dice che il rinvio è stato deciso dopo «una serie di interlocuzioni con la segreteria nazionale». Trattativa al palo e nessuno, in questo frangente, se la sente di commentare. Restano in piedi solo le ipotesi, i retroscena, le più o meno profetiche previsioni di qualche vecchio della politica: «Non c’è nessun accordo e non ci sarà se non lo decideranno Conte e Schlein».

GUIDO GIUSTETTO

Tuttalpiù, se accordo nazionale ci dovesse essere, le delegazioni regionali potranno lavorare insieme per individuare un candidato presidente che non dispiaccia a nessuno. Ma sull’esistenza di un fantomatico “tavolo nazionale”, la pentastellata Sarah Disabato è netta: «Non c’è. O l’accordo lo troviamo noi, o non si fa». Parlando di nomi, prima ancora che del programma, se Dem e M5S dovessero allearsi, il candidato non potrà essere Daniele Valle, ma neppure Chiara Gribaudo. L’uomo o la donna giusta che non scontenta nessuno, dovrà essere individuato nella tanto richiamata società civile. E così riemergono Guido Giustetto, presidente dell’Ordine dei medici o il quasi ex rettore del Politicnico di Torino Guido Saracco. La fantasia sembra non spingersi oltre, perché è plausibile ritenere che con questo rinvio, sia stata posta la pietra tombale sull’accordo.

GUIDO SARACCO

Anche se nessuno ha avuto il fegato di dirlo, ovviamente per non assumersi la responsabilità della rottura. Comunque sia, al di là della buona volontà di ogni singolo componente delle due delegazioni, restano alcuni elementi discriminanti. Il Pd appare troppo diviso al suo interno per aprirsi ad alleanze spericolate senza subire conseguenze e teme fuoriuscite di rilievo (verso il centro) e una rottura definitiva con Italia Viva e Azione. Dall’altra parte i dirigenti di M5S sono consapevoli che ogni volta che si sono presentati soli al voto, hanno ottenuto più consensi di quando lo hanno fatto insieme ad altri. Staremo a vedere se, almeno per una volta, nella storia dell’umanità, le “calende greche” avranno una data certa.

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