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Intervista esclusiva
04 Febbraio 2024 - 20:56
Vittorio Sgarbi
“Elogio della follia, ecco perchè Erasmo aveva ragione”, Vittorio Sgarbi è indubbiamente, comunque la si pensi, un grande intellettuale. Forse l'unico in Italia da poter essere in qualche misura rapportato agli esteti folli del primo Novecento, i D'Annunzio, i Marinetti, gli Scervellati e tutti i “maledetti” del secolo scorso. Anche se, ad onor del vero, Sgarbi non ha certo occupato Fiume o sorvolato Vienna. In ogni caso ciò che gli va riconosciuto, oltre ad una vastissima preparazione culturale, è l’esercizio liberale del suo pensiero, oltre ogni steccato e ogni limite che già in passato qualcuno avrebbe voluto imporgli. L’intellettuale doc è così, non ha padroni e non è servo, può piacere, essere osannato, ma anche odiato. Insomma, come dice lui stesso, Sgarbi è Sgarbi.
VITTORIO SGARBI
Non è la prima volta che intervisto Vittorio Sgarbi. È già accaduto in passato. Ma ieri mattina, stranamente, non rispondeva al telefono. Di solito Sgarbi non si fa pregare ed è sempre disponibile. Nel primo pomeriggio, però, mi ha richiamato. Professore, ho immaginato fosse molto impegnato, “considerando che è domenica, sarà andato a messa”, ho pensato...
«Ero impegnato, questo sì, ma a scrivere la lettera ufficiale di dimissioni alla premier Giorgia Meloni. E ho dovuto impiegarvi un po’ di tempo...»
Quindi Lei mi vuol dire che la premier non sapeva che si sarebbe dimesso da sottosegretario?
«L’ha saputo come tutti gli altri. Ora, però, c’è la parte formale, cioè la lettera»
Quando Meloni è venuta a conoscenza che si era dimesso, l’ha chiamata?
«No, ma credo che ci sentiremo. Formalmente non sono ancora un ex sottosegretario. Le dimissioni le ho solo annunciate, le presenterò formalmente dopo la pronuncia del Tar sulla delibera Antitrust che mi riguarda e nel caso mi desse torto. Se mi darà ragione, invece, vedremo...»
Lei ha annunciato le dimissioni e poi ha fatto ricorso al Tar contro la delibera dell’Antitrust?
«Certo. All’Antitrust ho fatto una relazione per segnalare che sono presidente di diversi musei, di Ferrara, del Mart di Rovereto, fino a giovedì lo sono stato anche della Fondazione Canova. È evidente che il testo dell’Antitrust sia senza fondamento. Le attività di cui parla, dichiarandole incompatibili, sono certo frequenti, ma restano occasionali. Il Tar non può non riconoscere questo aspetto»
GIORGIA MELONI
Ma lei ha intenzione di sentire Giorgia Meloni?
«Certamente sì, succederà, ma prima deve leggere la mia lettera quando la invierò e le sarà recapitata»
Dopo l’annuncio delle dimissioni, ha ricevuto attestati di solidarietà?
«Ma certo, messaggi, telefonate di amici e colleghi, un po’ di tutti gli schieramenti: anche Matteo Renzi mi ha telefonato, come altri di “Italia Viva”, e poi De Luca e molti altri ancora»
Lei ha detto che il ministro Sangiuliano è un uomo senza dignità...
«Questa frase io non l’ho mai pronunciata. Però non è dignitoso prendere come oro colato ciò che viene scritto nelle lettere anonime, cosa che Sangiuliano ha fatto. Chi lo dice che le lettere anonime contengano verità? Insomma, prima di agire è necessario procedere alle verifiche e Sangiuliano non lo ha fatto. Per questo che non gli parlo più dall’ottobre scorso»
Sangiuliano è un ministro della cultura con o senza qualità?
«Devo riconoscere che una qualità ce l’ha: è anti comunista»
Ma è competente?
«Lo è un po’ dal punto di vista storico, per il resto poco o nulla. Un’infarinatura generale»
Come tutti noi giornalisti...
«Facendo le dovute eccezioni, sì»
IL MINISTRO SANGIULIANO
Senta Sgarbi, ma lei come sottosegretario quanto guadagna ogni mese al netto?
«Bah, più o meno come un parlamentare, 8/9mila euro al mese»
Lei non è più parlamentare
«Non lo sono più, ma ho il vitalizio»
E come conferenziere quanto guadagna all’anno?
«Non lo so neppure io, la cifra è aleatoria e cambia a seconda della conferenza, della presentazione che sono chiamato a fare. Non c’è il mestiere del conferenziere, non è una professione. Quando vengo chiamato posso andare o no, e poi dipende da ciò che devo fare. È un’attività più che legittima, pur non essendo una professione, che svolgo in virtù delle mie competenze e alla luce del sole»
Il motivo delle dimissioni sta nella presunta incompatibilità tra l’attività di sottosegretario e quella di conferenziere. Lei viene invitato perché sottosegretario o perché è Sgarbi?
«Mi sono dimesso per essere Sgarbi. Se mi dicono che non posso fare conferenze, o presentare mostre o libri, visto che sono sottosegretario, io mi dimetto. La norma applicata dall’Antitrust non distingue da prestazioni pagate o gratuite. Sono stato chiamato per la mia competenza, ma se non posso fare Sgarbi mi dimetto. L’Antitrust ha mandato una lettera molto complessa e confusa, dicendo che aveva accolto due lettere anonime inviate dal ministero della Cultura»
Insomma, prima c’è Sgarbi, poi lo Sgarbi sottosegretario...
«Le faccio un esempio. Renzo Piano è senatore a vita, una carica ben superiore a quella di sottosegretario. Lui è senatore a vita perché è l’Archistar Renzo Piano, mica può smettere di fare l’architetto perché è senatore a vita. Io sono stato nominato sottosegretario perché sono Vittorio Sgarbi, per questo non posso rinunciare ad essere ciò che sono. Ovviamente nel rispetto della legalità, che da parte mia c’è sempre stato»
Dia un voto, da 0 a 10, al governo Meloni.
«Per ciò che riguarda la premier non ho dubbi, si merita 9. Per gli altri ministri non saprei, è molto difficile giudicare: ottimi Crosetto, Valditara e altri. Con Pichetto Fratin mi sono scontrato più volte, lui è favorevole alle pale eoliche. Io sono totalmente contrario perché deturpano il paesaggio»
IL MINISTRO CROSETTO
È implicito, dunque che la sua vicinanza alla premier e a Fratelli d’Italia non sia in discussione. Ma ora cambiamo argomento. Parliamo del Manetti, l’avrà mica rubato lei come sostengono il Fatto Quotidiano e Report?
«La fermo subito. Il quadro prima che io lo scoprissi e lo rivelassi al mondo, semplicemente non esisteva. Non era catalogato, conosciuto e vincolato da nessuna Sopritendenza, nè pubblicato da nessuno studioso. Nasce con me che l’ho scoperto, attribuito, fatto restaurare, tornare alle sue condizioni originali, secondo i principi universali della tutela. Che senso avrebbe avuto che io esponessi un quadro sapendolo rubato? L’ho esposto ad una mostra dove l’hanno visto 100mila persone e decine di esperti, senza rilevare alcun danno, alterazione o anomalia e ora l’ho consegnato all’Autorità giudiziaria»
Sgarbi, affrontiamo un altro tema di attualità, il caso di Ilaria Salis, molti la ritengono un’eroina. Ha visionato il filmato del pestaggio e visto le fotografie?
«Io sono dalla parte di Ilaria Salis perché penso che in ogni paese d’Europa la legislazione giudiziaria debba essere una e non si può portare una persona in catene davanti a un giudice. Su foto e filmati, prima di esprimere giudizi avventati, bisogna accertare precise responsabilità»
Non smentisce il suo garantismo di sempre. Ma saltando di palo in frasca, lo Sgarbi di oggi è ancora il play boy di un tempo?
«Play boy è la parola sbagliata. Io non sono mai stato un play boy, semmai un seduttore, direi anche un grande seduttore. Lo confermo, lo sono stato. Ma oggi non più, se esserlo significa poi giungere alla conclusione. Attualmente non è così. Non ho problemi a spiegarlo, io ho avuto un cancro alla prostata e per ciò che riguarda l’eros, molte cose sono cambiate e già da qualche tempo»
Una battaglia dopo l’altra, sottosegretario o no, direi che Sgarbi resta se stesso. A proposito, io vivo ad Agliè il paese di Guido Gozzano e del Castello Ducale che lei ha visitato più volte e dove già ci siamo incontrati. In primavera ci saranno le elezioni comunali, perché non si candida a sindaco di Aglié?
«Io l’ho visitato più volte il castello, Sangiuliano mai... Lei è simpatico, e anche molto gentile...».
IL CASTELLO DUCALE DI AGLIE' CHE SGARBI HA VISITATO PIU' VOLTE
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