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LA RICORRENZA DEL 10 FEBBRAIO
10 Febbraio 2024 - 00:30
Per non dimenticare
Giovedì prossimo il senatore di FdI Roberto Menia sarà a Torino per presentare il suo libro: “10 Febbraio, dalle Foibe all’esodo” (ore 18,30 in Sala Arancio all’Educatorio della Provvidenza in corso Trento, 13). Menia è l’autore delle norme, all’interno della legge del 2004 che ha istituito il “Giorno del ricordo”, che inseriscono una serie di misure per diffondere la conoscenza della tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni. «È la cosa più bella che ho fatto nella mia vita», dice il senatore raggiunto telefonicamente ieri pomeriggio. «Finalmente - aggiunge - dopo decenni di silenzio dovuto a convenienze politiche, la questione delle Foibe ottiene l’attenzione che merita. Ma è trascorso molto tempo, troppo tempo, ed è necessario recuperare la memoria storica di quanto è accaduto». Menia spiega come in quella parte d’Italia, a Est, dopo la fine del conflitto mondiale «si è passati da un’occupazione all’altra. Dopo quella nazista, c’è stata quella comunista». Un po’ come accaduto, ad esempio, nella cattolicissima Polonia dove la popolazione non ha fatto in tempo a gioire per la fine del nazismo e si è ritrovata schiacciata dai carri armati dell’Unione Sovietica di Stalin.
IL SENATORE ROBERTO MENIA
«Quello che è accaduto da noi - prosegue la spiegazione di Menia - è che gli italiani sono stati cacciati, che le Foibe sono state riempite di cadaveri di italiani, di tutti i credi politici. Non c’erano solo fascisti, non erano tutti cattivi...», si è trattato di un vero genocidio perpetrato dai partigiani rossi del maresciallo Tito «ai quali hanno offerto un aiuto anche brigate partigiane come la Garibaldi che si è messa al servizio del dittatore jugoslavo. È ovvio che questo elemento ha fatto sì che l’intera vicenda venisse silenziata, se non addirittura negata. C’è poi un aspetto internazionale e riguarda proprio il maresciallo Tito che, dopo la rottura con l’Urss, è diventato un punto di riferimento per l’Occidente e, dunque, di Foibe proprio non se ne poteva parlare». Ma i tempi sono cambiati, nonostante siano passati anni e anni, «pensi che il primo Presidente della Repubblica che ha visitato le Foibe e ha chiesto scusa, è stato Francesco Cossiga nel 1991. Ci sono voluti cinquant’anni, solo per cominciare a parlarne». Un lungo e lento percorso che è poi terminato con la legge Menia, che tutti gli schieramenti politici hanno votato: «Anche la sinistra - sottolinea il senatore - che ha saputo rivisitare la storia. In questo è stato fondamentale il ruolo di un torinese come Luciano Violante. Ora spero che attraverso l’Europa si recuperi il tempo perduto e che l’italianità torni, almeno come sentimento, là dove era stata soppressa».
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