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L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA

«L’Avvocato ha portato a Torino la globalizzazione. Ora attiriamo la Cina»

Parla Giorgio Marsiaj, presidente dell'Unione Industriali di Torino e fondatore dell'azienda Sabelt

Gli industriali: non siamo contrati all'elettrico, ma è sbagliato obbligarci

Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali di Torino e fondatore dell’azienda Sabelt spa, ha vissuto in pieno il periodo della Torino capitale dell’auto. Dagli anni Settanta fino a oggi, giorni bui per Mirafiori, con gli operai in cassa integrazione e la produzione della 500 elettrica in calo. Ma nel suo sguardo scintillante si legge l’entusiasmo di chi vuole far crescere Torino con un’industria forte capace di trainare ancora la nostra economia.

Partiamo subito da un tema caldo per Torino, Mirafiori. Tavares ha detto che è indispensabile per la produzione. Gli crede?

«Il ceo di Stellantis Carlos Tavares ha dichiarato che non ci sono problemi per gli stabilimenti italiani e io voglio credergli. E’ un momento in cui si soffre di più, è vero, ci aspettavamo che la 500 bev si avvicinasse alle 150mila vetture ma il mercato non ha risposto in modo adeguato».

Parliamoci sinceramente, secondo lei l’industria dell’auto a Torino può ancora sperare in una ripresa?

«E’ chiaro che Torino deve giocare un ruolo importante per cercare di convincere quei signori a non andare a investire sempre in Bulgaria, in Repubblica Ceca e in Polonia. Ma soprattutto è importante che resti qui l’ingegneria: la testa di Stellantis».

Lei ha anche espresso la necessità di attirare a Torino un produttore cinese. A che punto siamo con le trattative?

«Con il tavolo dell’automotive, il governo e il ministro del Made in Italy Adolfo Urso, insieme all’Unione Industriali, stanno intercettando l’interesse dei grossi gruppi che guardano all’Europa per investire, e parlo di costruttori cinesi anche della componentistica. In Cina si producono 28 milioni di veicoli all’anno, circa la somma della produzione europea e americana. E’ evidente che un produttore cinese rappresenterebbe una grande opportunità per l’Italia e per Torino».

Che ricordi ha della vecchia Fiat? Le manca?

«Io ho iniziato a lavorare a metà degli anni Settanta e c’era già la globalizzazione a Torino, l’ha portata l’avvocato Agnelli: la Fiat era in Polonia, in Turchia, in Brasile, in giro per tutto il mondo. Negli anni Ottanta aveva il 50% del mercato sudamericano, con la Palio, la prima world car che ha avuto molto successo. Così come la Punto qui, faccia conto che nella prima metà degli anni Novanta se ne producevano 600mila all’anno in Italia. Ora con Stellantis c’è un’altra fase ma l’approccio è lo stesso».

Lei ha conosciuto l’avvocato Agnelli? Che persona era?

«L’ho conosciuto ed è stata una persona straordinaria per quello che ha creato qui a Torino e in Italia: la ricchezza di questo Paese e la competitività del nostro sistema industriale è in massima parte merito dell’avvocato Agnelli».

Che anno sarà il 2024 per le nostre imprese?

«Sarà un anno complicato, la crisi della Germania ci penalizza, ma noi guardiamo avanti e continuiamo a investire affinché le aziende e il territorio siano attrattivi».

Ha una “ricetta” per battere la crisi?

«E’ necessario unirsi e lavorare insieme, creando delle partnership di lungo periodo tra le aziende».

Ci fa qualche esempio di partnership già esistenti?

«Penso a come hanno fatto i giapponesi portandosi Toyota e i fornitori in giro per il mondo, o come ha fatto Vacchi con la Ima a Bologna, durante il Covid, facendo rientrare i suoi fornitori per lavorare insieme».

E’ preoccupato per la crisi del Mar Rosso?

«La crisi del Mar Rosso è un danno per l’economia, le navi, se non possono attraversare Suez, devono fare 15 giorni di navigazione in più passando dall’Africa e poi quando arrivano a Gibilterra devono ancora decidere se andare a Genova o a Rotterdam. E’ certamente un problema per Genova ma anche per Torino e Milano».

Oggi si parla molto di Intelligenza Artificiale. Per lei cosa rappresenta? Non la preoccupa la possibile perdita di posti di lavoro?

«Dev’essere un’opportunità. Con il Covid abbiamo perso circa il 30% del fatturato, in Italia siamo passati da due milioni a un milione di vetture immatricolate. Ora ci stiamo riprendendo e spero che l’Ai possa dare un contributo importante alle nostre aziende che sono già molto competitive: esportano 600 miliardi, il 30% del Pil. Non sono preoccupato per la possibile perdita di posti di lavoro perché credo che si possa mantenere il netto dell’occupazione. Bisogna però lavorare sulla formazione».

Lei utilizza l’Intelligenza Artificiale nella sua azienda?

«Abbiamo iniziato a utilizzare l’Intelligenza Artificiale con qualche difficoltà, ma certamente è un percorso che dobbiamo fare perché così si può aumentare la produttività».

Allargando la visuale su Torino, secondo lei che qualità ha questa città?

«Torino è una città accogliente e resistente, è riuscita a uscire dal Covid e ha investito tanto per rendere il territorio attrattivo: il turismo è aumentato, i costi sono ragionevoli, è una città adatta ai giovani e c’è una classe imprenditoriale che investe».

Che rapporto ha l’Unione Industriali con questa amministrazione?

«Abbiamo un ottimo rapporto, c’è fiducia reciproca, lavoriamo insieme per il bene del territorio, per creare l’attrattività e la competitività. In una parola: lavoro».

Lei ha quattro figli, l’ultima di soli sette anni, Gregorio è sposato con l’ex top model Eva Herzigova. Ci racconta qualcosa della sua famiglia?

«E’ una famiglia straordinaria, i miei due figli grandi sono in azienda, mentre la mia figlia piccola sta già dimostrando senso del dovere, frequenta la scuola francese ed è molto determinata. Spero di poterle stare vicino il più a lungo possibile».

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