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IL COLLOQUIO

Il capo della polizia incontra i giornalisti «Antagonisti e violenti aizzati sul Web»

Il prefetto Pisani visita la redazione de La Stampa. Invitate anche le altre testate torinesi

Il capo della polizia incontra i giornalisti «Antagonisti e violenti aizzati sul Web»

Vittorio Pisani

L’antagonismo ha cambiato volto. Lo ha detto poco fa il capo della polizia Vittorio Pisani in visita al quotidiano La Stampa. Un incontro al quale lo stesso Pisani e il direttore Andrea Malaguti hanno voluto che fossero presenti rappresentanti di altre testate cittadine, un invito che TorinoCronaca ha accettato volentieri. «Bisogna capire - ha detto il prefetto Pisani - se chi ha attaccato il giornale fosse consapevole di ciò che stava facendo». Un concetto che ha sottolineato accanto alla fotografia di Carlo Casalegno, il vice direttore del quotidiano barbaramente assassinato dalle Brigate Rosse nel 1977. «Se ci fossero dei centri organizzativi dell’eversione, del terrorismo o dell’antagonismo, per noi sarebbe più semplice, da un punto di vista investigativo, prevedere e intervenire».

Ma non è così, in meno di 10 anni le cose sono cambiate e se sul piano del terrorismo oggi i “lupi solitari” rappresentano un pericolo oggettivo, su quello della violenza di piazza, sono i social ad amplificare, indirizzare e influenzare. E’ possibile che i ragazzi che hanno assalito il quotidiano di via Lugaro, fossero ben poco consapevoli del significato del loro atto e di ciò che rappresenta la libera stampa in un Paese civile e democratico. D’altra parte sono gli stessi social che amplificano le gesta dei “maranza”, «che sono il fenomeno del momento e sono il serbatoio per tante altre cose», ha precisato Pisani. Poi ci sono le anomalie e a Torino l’anomalia regina ha un nome: Askatasuna. Un centro sociale che, va detto, non è più quello militante e organizzato di un tempo, piuttosto è un’entità di aggregazione improvvisata, ma non per questo meno pericolosa. Dunque anche le forze dell’ordine si trovano a fare i conti con una realtà che è profondamente mutata e che per certi versi deve ancora essere studiata e definita. In ogni caso, ma non per gettare acqua sul fuoco, il capo della polizia ha snocciolato alcuni dati significativi: «In Italia ogni anno si svolgono circa 11mila manifestazioni, 500 solo a Torino e solo nel 3% dei casi avvengono scontri e violenze. Se continuiamo ad osservare i dati, comprendiamo come l’Italia sia il secondo Paese europeo più sicuro. Certo, poi c’è la percezione di insicurezza che è un’altra cosa e che è conseguenza anche dell’amplificazione di fatti criminosi attraverso, ad esempio, i filmati postati sul web che colpiscono negativamente i cittadini e che provocano paura».

La risposta della polizia, secondo la valutazione di Pisani, è sempre stata adeguata: «Per le manifestazioni che si sono svolte, in un anno abbiamo messo in campo due milioni di uomini». C’è però un elemento che deve essere valutato e lo ha sottolineato Malaguti: «Danni ne hanno fatti, ma nulla di irreparabile. Ciò che mi ha dato più fastidio sono stati gli slogan che hanno urlato». Parole violente e di violenza rivolte all’intera categoria degli operatori dell’informazione, un attacco ingiustificato a coloro che, per citare Indro Montanelli, dovrebbero essere «i cani da guardia dei cittadini rispetto al potere». Ne sappiamo qualcosa anche noi di TorinoCronaca, in passato abbiamo ricevuto la nostra dose di sacchi si letame e anche una bomba in redazione. Ma non è il caso di fare qui una classifica delle vittime. Ciò che appare chiaro, anche dalle parole di Pisani, è che il web senza regole costituisce anche e soprattutto un’insidia all’informazione libera e ragionata.

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