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Scenari di guerra in Europa
28 Marzo 2024 - 07:00
Il ruolo delle donne negli eserciti
C’è l’ombra sinistra delle guerrae dietro la porta di casa? Il conflitto russo-ucraino, le tante aree di scontro, il Medio Oriente in fiamme, il Mediterraneo presidiato dalle portaerei. Viviamo giorni terribili e anche la Pasqua non porta la pace. Un contesto in cui si comincia a far di conto sull’esigenza di un esercito europeo, che sappia riunire le forze armate dei diversi Paesi. O meglio, come afferma l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di stato maggiore della Difesa, "la necessità di considerare la Nato come il solo e vero scudo di cui disponiamo per difendere la nostra libertà e la democrazia". Perché la nostra capacità di difesa è, al momento sconfortante: i soldati sono davvero pochi, gli armamenti in larga parte obsoleti, il munizionamento scarso, l’addestramento dei militari insufficiente. Serve insomma un esame di coscienza rispetto ai tempi in cui la pace era quasi scontata e l’Europa, finita la guerra fredda, sembrava sotto questo aspetto un’isola se non felice almeno quieta. Di qui l’esortazione al nostro governo di un nuovo progetto di difesa al quale mancherebbero oltre 10 mila uomini solo per essere “al liite della sopravvivenza”, guardano con attenzione a ciò che capita nei Paesi Baltici, ma anche ad altre nazioni, comprese Francia e Germania.
In Lettonia, paese che confina con la Russia, lo scorso anno è tornata in vigore la leva militare obbligatoria che era stata abolita nel 2006. La Lettonia lo aveva già fatto nel 2015, mentre la Lettonia non l’aveva mai soppressa. Allargando lo sguardo la Danimarca poche settimane fa ha annunciato di voler percorrere la stessa strada di Svezia e Norvegia, ove è stata estesa la leva obbligatoria anche alle donne a partire dal 2026. Misure preventive, secondo la premier danese Mette Frederiksen che ha dichiarato “Non ci riarmiamo perché vogliamo la guerra, ci riarmiamo perché vogliamo evitarla”. Si potrebbe dire che a certe latitudini la guerra si avverte più vicina. Ma In realtà l’esigenza di uno “scudo protettivo” è fortemente avvertito anche in Germania dove il, ministro della Difesa Pistorius insiste per apire un dibattito sulla reintroduzione del servizio di leva, specie dopo l’abbandono di circa 2mila soldati professionisti tra il 2022 e il 2023. Idem dicasi in Francia ove tuttavia è già in essere lo Snu (Service national Universel) rivolto ai giovanissimi (dai 15 ai 17 anni) per l’ingresso nelle forze armate, propedeutico ai ranghi professionali dell’esercito.Un fermento che per mesi è rimasto coperto da un comprensibile silenzio e che ora sta trasformandosi in qualcosa di diverso con basi assai concrete. Che cosa accadrà in Italia è ancora da scoprire. Ma il capo di stato maggiore della Difesa è stato chiaro: mancano almeno 10mila soldati e soldatesse.
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