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LO SCANDALO
10 Aprile 2024 - 14:30
Dopo il terremoto scatenato dall'inchiesta Echidna, un'altra bufera travolge la politica sotto la Mole. Al centro, uno dei "mister preferenze" di Fratelli d'Italia, il consigliere comunale Enzo Liardo. Si è chiusa nei giorni scorsi a Torino un’indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia ribattezzata "Timone": al centro il legame tra Saverio Dellipaoli, noto massone, già candidato per l’Udc, nonché maestro venerabile della loggia Grande Oriente d’Italia, assieme al boss della ’ndrangheta Francesco Napoli, deceduto durante il periodo delle indagini.
Dellipaoli è stato indagato dai pubblici ministeri Paolo Toso e Francesco Pelosi per il presunto favoreggiamento del boss in una serie di truffe relative ai fondi Covid. Si è anche ipotizzato che abbia offerto e garantito supporto elettorale nelle ultime elezioni comunali di Torino del 2021 a Enzo Liardo, eletto con Fratelli d’Italia, accusato di peculato e istigazione alla corruzione. Tuttavia, non è stata dimostrata la consapevolezza di Liardo riguardo alla mafiosità dei potenziali elettori. Dellipaoli, 64 anni, dipendente della Regione e funzionario della Città Metropolitana di Torino fino al 31 dicembre 2015, sarebbe stato raggiunto di recente dalla misura cautelare dell’obbligo di firma notificatogli dagli uomini del Gico della Finanza. Tra gli altri individui coinvolti da Dellipaoli nel sostegno a Liardo è stato identificato Filippo Rotolo, già coinvolto nell’operazione Panamera della Dia.
Secondo gli inquirenti Dellipaoli avrebbe cercato voti per Liardo per farlo risultare primo tra gli eletti, con l’obiettivo di diventare vicesindaco in caso di vittoria del centrodestra. Nel settembre 2021, la Finanza ha perquisito Liardo, accusato di peculato per essere entrato in possesso di un compact disc con i dati degli elettori senza pagare l’imposta prevista. Gli vengono contestati anche il peculato e l’istigazione alla corruzione per aver promesso un avanzamento di carriera a un’altra dipendente in cambio dei file.
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