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Economia & Territorio
16 Aprile 2024 - 14:00
Fare vino? E' un affare per i giovani. Lo dicono le scelte di vita ma anche i bilanci e i fatturati. Le imprese Under 35 sono in aumento e guadagnano di più. Qual è il motivo? Ecco cosa hanno raccontato i dati di Coldiretti a Vinitaly, in corso a Verona.
Secondo una analisi condotta sui dati del Centro Studi Divulga, in Italia sono oltre 5.500 i giovani agricoltori e le giovani agricoltrici italiani che producono vino, il settore più gettonato dalle imprese under 35. In pratica, un’azienda su dieci tra quelle condotte da ragazzi e ragazze possiede una vigna.
Quindi un ritorno alla campagna, una scelta di natura ambientalista, oppure investimenti su un settore che, dicono sempre i dati, è in effetti in crescita? Per rispondere ad alcune di queste domande, bisogna evidenziare che il tratto distintivo dei viticoltori under 35 è l’attenzione alla sostenibilità ambientale, una maggiore specializzazione nelle tecniche di marketing e un uso costante dei social per la promozione del proprio prodotto, attraverso uno storytelling che parte dal territorio e dalle sue caratteristiche.
Non è quindi un caso che i giovani vantino una maggiore propensione all’export, con quasi un terzo delle aziende che vende all’estero, contro un quinto della media generale, secondo Divulga. Ma i produttori di vino under 35 rappresentano anche una delle fasce più impegnate nell’innovazione – spiega Coldiretti - con oltre il 70% che porta avanti in attività multifunzionali, dalla trasformazione e vendita aziendale del vino all’enoturismo fino alla vinoterapia.
Tradizione e innovazione, tecniche sostenibili e comunicazione social, senza escludere il ricorso a strumenti dell'Intelligenza Artificiale. E i vini della Generazione Z protagonisti a Casa Coldiretti sono rappresentativi dei tratti distintivi dei nuovi vignaioli, dall’innovazione allo sguardo rivolto sui mercati esteri, dalla formazione fino alla valorizzazione del territorio.
Per esempio Anika, dell’azienda agricola Piera Bozzon, tiene viva l’antica tecnica veneta di coltivazione della Bellussera ma ha introdotto in cantina anche l’arte, realizzando acquerelli usando il vino come colore, dai quali poi prende spunto per la grafica delle etichette. In Puglia i fratelli Alessandro, Rossana e Rossella guidano l’azienda Nicodemo puntando soprattutto sull’agricoltura di precisione, caratterizzata da impianti di irrigazione controllati da remoto, che permettono di intervenire sui vigneti esclusivamente se necessario e quando la pianta lo richiede, prevenendone così gli attacchi parassitari. Davide è laureato in Viticoltura ed Enologia e conduce l’azienda di famiglia, il Poggiolo, assieme al fratello Marco nell’Oltrepò pavese. Alessandro, della Cantina Fantesini, ha puntato sui vitigni autoctoni dell’Emilia Romagna, dalla Spergola alla Sgavetta, mentre Alessandra della Casa vinicola Fazio è l’emblema dell’attenzione all’export, occupandosi delle politiche di vendita sul mercato asiatico, dalla Cina al Giappone.
E i risultati di questa nuova mentalità si vedono: a livello generale, fa notare Coldiretti, le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.
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