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Il caso
19 Giugno 2024 - 07:30
A Torino, fra il 2015 e il 2019, ci sono stati almeno mille morti «attribuibili», in base a «dati statistici», allo smog. E la colpa, secondo la Procura, è di chi governava città e Regione in quegli anni, accusati di non avere adottato misure efficaci per evitare lo sforamento dei limiti di concentrazione degli inquinanti nell’aria.
Per questo, ieri mattina, si è aperto il processo a carico dell’ex presidente regionale Sergio Chiamparino, degli ex sindaci Chiara Appendino e Piero Fassino e dei rispettivi assessori con delega all’ambiente, cioè Alberto Valmaggia, Enzo Lavolta, Stefania Giannuzzi e Alberto Unia. Per tutti il reato contestato è inquinamento ambientale colposo: «Siamo fiduciosi perché, in caso di dibattimento, potremo finalmente raccontare cos’ha fatto l’amministrazione Appendino in ambito ambientale - considera Unia, unico imputato presente in tribunale insieme a Lavolta - Penso ai 200 chilometri di piste ciclabili, alla sostituzione di parecchi mezzi inquinanti di Gtt e Iren ma soprattutto l’intervento su via Germagnano, che ha azzerato completamente i roghi tossici che ammorbavano da quasi 20 anni tutta la zona di Torino Nord».
Il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo e il pubblico ministero Gianfranco Colace avevano disposto la citazione diretta a giudizio e quindi, in base alla procedura, ieri si è svolta la cosiddetta udienza pre-dibattimentale (a porte chiuse). Mentre un gruppo di militanti di Fridays For Future allestiva un presidio fuori dal tribunale, in aula hanno chiesto di costituirsi parte civile quattro associazioni: il comitato Torino Respira (autore dell’esposto che nel 2017 diede il via alle indagini); Giustizia climatica ora, associazione costituita dai Fridays For Future; Isde - Medici per l’ambiente; Greenpeace (assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Marino Careglio, Alessandro Gariglio e Oriana Peraboni). A loro si sono aggiunti sette cittadini, alcuni dei quali attivisti per l’ambiente che risiedono a Torino o vi hanno studiato.
Il giudice Roberto Ruscello ha respinto la richiesta dei privati perché è necessario accusare un danno diretto alla propria salute per costituirsi parte civile in un processo simile. Sono state ammesse, invece, le associazioni TorinoRespira, Isde e Greenpeace: «Siamo soddisfatti, ora speriamo che il processo vada avanti - commenta Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira - Intanto ci auguriamo che questa vicenda consenta di discutere le cause e gli effetti dell’inquinamento atmosferico in una sede in cui valgono le posizioni scientifiche e giuridiche, non solo quelle politiche».
Tra i documenti presentati dalla procura e ammessi nel processo ci sono anche delle carte relative alle procedure di infrazione aperte contro l’Italia dalla Commissione Europea in materia di qualità dell’aria. Poi il giudice ha aggiornato il processo al 4 luglio: in quella sede deciderà se andare a dibattimento o prosciogliere i sette imputati. Per Appendino, dopo la decisione della Corte di Cassazione su piazza San Carlo di lunedì, si tratta di due contestazioni penali in due giorni: «Sono storie diverse ma è nostra abitudine affrontare i processi e andare fino in fondo quando i cittadini fanno degli esposti - riflette Unia - E’ giusto dare delle risposte ma forse andrebbe fatta una valutazione a livello nazionale sulle responsabilità degli amministratori locali».
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