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Dopo le voci insistenti di una nuova Presidenza

Salvare il Museo Egizio
ora scendono in campo
archeologi e scienziati

Il Presidente Cirio getta acqua sul fuoco: «Serve buon senso, dobbiamo mettere in sicurezza il bicentenario»

Salvare il Museo Egizioora scendono in campoarcheologi e scienziati

Alberto Cirio

Il grande portone in via Accademia delle Scienze al numero 6, è chiuso. Il Museo Egizio è circondato dal silenzio, ma in lontananza si sentono fragori metallici. E’ il cantiere che lavora per completare le ristrutturazioni per il Bicentenario. A far rumore in questi giorni ci pensa la politica, o almeno le indiscrezioni che da Roma salgono a Torino con parole dette e anche negate sul futuro della presidenza di questa storica istituzione che, solo l’anno scorso ha superato il milione di visitatori. In ballo c’è la sostituzione (tentata, per ora) di Evelina Christillin, in carica dal 2012. Il volto ufficiale del Museo, mentre quello operativo è rappresentato da Christian Greco, per qualcuno, anzi per molti, la mano santa che ha fatto rifiorire questa polverosa istituzione e l’ha trasformata in una macchina da business, parola che certo stride per qualche orecchio colto.

Di mezzo, pare, perchè in queste vicende la verità è sempre aleatoria, vi sia la decisione del ministro Gennaro Sangiuliano di avviare consultazioni sulla futura candidatura alla presidenza e, di conseguenza, anche quella del direttore Greco. Se ne parla, in sordina, da settimane, ma ieri il Presidente »Cirio ha rotto il silenzio:«La posizione mia e della mia giunta l’abbiano scritta in una lettera che abbiamo firmato insieme al Comune e insieme alla fondazione CRT Torino e insieme alla Compagnia di San Paolo e l’abbiamo trasmessa al Ministro. È una segnalazione di buon senso. Dobbiamo mettere in sicurezza gli eventi legati al Bicentenario e per farlo è necessario avere qualche mese in più rispetto alla scadenza naturale. Ho potuto anche interloquire con il Ministro e sono certo che la sua decisione, conoscendo anche il suo buon senso e il suo pragmatismo, terrà conto di questa istanza che proviene dal territorio”. Ma è l’unico a parlare, altri personaggi politici solitamente loquaci tengono rigorosamente la bocca chiusa. E in fondo, si sa, ci sono le candidature agli assessorati che invitano alla massima prudenza. E al basso profilo.


Eppure a voler contare quelli che non solo parlano, ma pure firmano le petizioni, si arriva a 350. Sono scienziati, o per meglio precisare archeologi di fama mondiale, architetti, medici, biologi, filosofi e tanto altro ancora. Sono loro a scrivere “Scendiamo in campo in difesa del Museo”, lanciando un appello che, crediamo, raccoglierà anche tante altre adesioni. L’ultimo capitolo di una vicenda che, a dirla tutta, si trasforma in un altro vulnus alla città e alla sua storia, ove il Museo non ha certo un ruolo marginale. Di qui la posizione delle Istituzioni che, va detto, non hanno certo gradito un’altra sfacciata vicenda che ha coinvolto la Fondazione Crt che, a sentire i maligni, rischia tra breve il commissariamento. Ma in fondo, si sa, Roma non ama la vecchia capitale. E sul binario che le congiunge a volte scattano le trappole.
Beppe Fossati

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