Cerca

LA STORIA

Uccisa da una trasfusione sbagliata nella clinica in collina

Sotto accusa per la morte di Carla Raparelli un medico e una infermiera della Cardiochirurgia di Villa Maria Pia Hospital: dopo la procedura sbagliata anche un tentativo di depistaggio delle indagini

Uccisa da una trasfusione sbagliata nella clinica in collina

Un errore nella trasfusione di sangue destinata a un altro paziente. Sarebbe stata questa la causa della morte di una donna di 71 anni ricoverata nel reparto di Cardiochirurgia presso la clinica Villa Maria Pia Hospital di Torino. L'indagine, avviata dopo la segnalazione di un'anestesista della clinica, ha portato il pubblico ministero Giorgio Nicola a chiedere il rinvio a giudizio per un medico e un infermiere, entrambi accusati di non aver rispettato le procedure di controllo previste per le trasfusioni. In particolare, non sarebbero state verificate né la compatibilità del gruppo sanguigno né la corrispondenza dei dati tra la sacca di sangue e il nome della paziente deceduta. La sacca di sangue, infatti, era destinata a un altro paziente maschio e non era necessaria per Carla Raparelli, la donna di 71 anni deceduta. Dopo che l’anestesista ha segnalato l’anomalia in seguito alla morte improvvisa della paziente, la clinica ha riferito l’errore presunto, facendo partire l’indagine. Le accuse per i responsabili sono di omicidio colposo e falso ideologico in atto pubblico.

Per Carla Raparelli si trattava del secondo ricovero nello stesso reparto della clinica, dove otto anni prima era stata sottoposta a un intervento per la sostituzione delle valvole cardiache. Ricoverata nuovamente il 23 febbraio 2023 per una seconda sostituzione delle valvole, stava per completare la degenza quando le sarebbe stato trasfuso sangue del gruppo B+ anziché 0+. Circa 45 minuti dopo l'errore, le sue condizioni si sono gravemente aggravate e la clinica ha avvisato la figlia della donna del peggioramento della situazione. Nonostante un tentativo di rianimazione durato cinquanta minuti, la donna è deceduta prima dell'arrivo della figlia.

Un ulteriore aspetto inquietante della vicenda riguarda le dichiarazioni dell'anestesista, la quale ha affermato di aver ricevuto pressioni affinché cancellasse dalla cartella clinica la registrazione dell’avvenuta trasfusione. Un medico le avrebbe detto: "Così mi rovini, ho famiglia e dei figli da mantenere". L'anestesista ha comunque deciso di denunciare l’accaduto, ma in seguito a ciò è stata trasferita in un altro reparto, poco prima di rassegnare le dimissioni.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.