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L'Eldorado sul torrente Orco in provincia di Torino

Cercatori di pepite d'oro: "Meglio del Casinò e del SuperEnalotto e se va male puliamo i fiumi"

La febbre dell'oro contagia giovani e meno giovani. Non si diventa ricchi, ma si trascorre un piacevole fine settimana

Sull'Orco

Giovani cercatori d'oro

Un fine settimana dedicato alla ricerca dell’oro. Complice la secca del torrente Orco, alcuni giovani, ma anche meno giovani, muniti di metal detector e altre sofisticate attrezzature, hanno cercato filoni di oro lungo il torrente. In realtà, come hanno scritto sui social gli stessi ricercatori, l’impresa non è andata a buon fine: «Non siamo diventati ricchi», ma è stata l’occasione per trascorrere qualche ora in compagnia, ma anche «per fare pulizia nell’alveo del fiume. Abbiamo rimosso metalli e latte e altri rifiuti che erano stati abbandonati». In realtà, in passato il torrente Orco era stato meta di diversi cercatori di oro che avevano trovato il metallo prezioso in più occasioni. L’ultimo cercatore d’oro professionista della zona, Giovanni Vautero, abitava a Feletto ed è scomparso nel 2017. Vautero è stato la memoria storica di questa tradizione, che, in Piemonte, risale agli antichi Romani, i quali estraevano l’oro nella zona della Bessa Biellese e nella Valle del Gorzente.

Vautero, vincitore di competizioni internazionali, ex assessore del paese, e promotore dell’associazione “La via dell’acqua d’oro”, che trasmette ai giovani la passione dell’antico cercatore, spiegava che quando si sente il richiamo del torrente in piena, allora è il momento d’iniziare la caccia, «perché sotto le pietre che rotolano c’è l’oro». Dai racconti del pescatore di metalli, che portava al collo una pepita, spuntava un mondo fatto di carovane che giungevano in paese per comprare l’oro quando era bambino, poi di sveglie all’alba, di “batea ”di noce, il piatto utilizzato per raccogliere il materiale, di zaini, e di stivali al ginocchio. Vautero iniziò cercare l’oro a sei anni, seguendo il padre e il nonno, che si recavano al bar del paese per scambiare il metallo prezioso trovato nell’Orco, puro a 24 carati. Da allora, però, nessuno ha più intrapreso quest’attività. C’è però un sito Internet “Zappetta Gialla sull’Oro” che sostiene che l’oro continui ad essere abbondante nelle acque del torrente e pubblica alcune pepite che sarebbero state trovate tra Rivarolo Canavese e Feletto.

GIOVANNI VAUTERO

Tra i più conosciuti studiosi che si sono interessati a tutto ciò che riguarda l’oro che si trova in natura, di cui parecchio nei fiumi e in modo particolare nell’Orco, c’è il geologo e ricercatore Giuseppe Pipino, il quale ha allestito un museo che ha cambiato più volte sede. All’interno, la storia racconta di giacimenti auriferi, attraverso documenti che risalgono al Cinquecento, carte topografiche antiche e più recenti, una corposa raccolta bibliografica, giornali, manifesti, fotografie, campioni d’oro, e oggetti d’uso quali piatti e canalette in legno utilizzati nei primi decenni del Novecento. Insomma che le pepite ci siano o meno, una fine settimana sulla riva del torrente continua a sedurre, specie i giovani: «E’ più facile trovare dell’oro in queste acque che vincere al Superenalotto».

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