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Il neo ministro della cultura a Venezia con la moglie

Alessandro Giuli: "Tutto cambia in fretta e questo non è il tempo delle parole"

Giuliano Ferrara che lo ha scoperto: "Su di lui non ho nulla da dire" - I primi dossier: il Cinema e la mostra sul Futurismo

A Venezia

Alessandro Giuli in compania della moglie, la giornalista Valeria Falcioni

Forse a Gennaro Sangiuliano si rimprovera di aver parlato troppo, a proposito e a sproposito, tant’è che questo nuovo corso inaugurato con la nomina a ministro della Cultura di Alessandro Giuli, nasce nel più completo silenzio, o quasi. Ma il silenzio spesso esprime più parole delle chiacchiere, oppure provoca un rumore assordante. Il ministro, raggiunto da telefonate, messaggi e inviati al seguito al Lido di Venezia, in verità qualcosa dice: «Al momento giusto si parlerà di tutto e ci sarà tempo per gli aggettivi. Insomma, fino a due giorni fa ero presidente di MAXXI, oggi sono ministro della Cultura, le cose sono cambiate in fretta...». Molto in fretta tanto che un funzionario del ministero si è recato apposta nella città del Leone per consegnare i primi dossier, che Giuli dovrà studiare. Altri li troverà oggi sulla scrivania del suo ufficio in via del Collegio Romano nella capitale. Ovviamente al primo posto c’è il cinema, una marea di contributi che rischiano di essere bloccati e una legge che il mondo della celluloide (Nanni Moretti in testa) sembra non gradire, per dirla con un eufemismo. Poi ci sono quelle nomine (sempre per il cinema) che Sangiuliano ha voluto firmare a tutti i costi poco prima di dimettersi (secondo alcuni quando già si era dimesso) e che premierebbero «amici degli amici, esponenti di area e quant’altro», ad eccezione di Francesco Specchia sul cui nome ci sarebbe un’ecumenica condivisione, a destra, al centro e a sinistra.

GIULIANO FERRARA

Trai dossier, ma non tra i primi, anche quello sulla Mostra sul Futurismo che vede impegnati Massimo Osanna, direttore generale del Musei, Renata Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale d’arte moderna e a Gabriele Simongini, curatore dell’evento. Nomi sui quali il Critico d’arte Vittorio Sgarbi ha già detto la sua: «La Mazzantini doveva essere teoricamente la coordinatrice. Ormai da tempo è stato scelto Simongini, poi D’Ambruoso, quindi la scelta dei curatori fatta da un Ministro (Sangiuliano) è di fatto, nella sostanza, una cosa non pertinente. Avrebbe dovuto essere la Mazzantini a chiamare il curatore e quindi, nella sua inesperienza, Sangiuliano si è messo con dei curatori e con delle persone che stanno nel Comitato scientifico che hanno o conflitti o vicende non chiarite per cui, anche in quel caso, ciò che si legge è determinato da una sua eccessiva esposizione. Avrebbe dovuto dire si fa la mostra, punto, e non sarò io a occuparmene. Comunque ben venga la mostra, con i curatori scelti da Sangiuliano e con il suo peccato originale». Non appena aprirà il dossier sul Futurismo, Giuli potrebbe anche ripartire da capo. Cosa possibile, ma molto improbabile, perché ad oggi è difficile prevedere come si comporterà il ministro. Lo stesso Giuliano Ferrara, l’uomo che ha scoperto Giuli quando ancora aveva i pantaloni corti e che al Foglio lo ha assunto come professionista, contattato al telefono, è di poche e sibilline parole: «Giuli? Grazie per avermi chiamato, ma su di lui non ho niente da dire». Clic.

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