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L'inchiesta
10 Settembre 2024 - 08:20
Si cercano impronte e tracce di Dna per capire quanti, la sera del 23 agosto, abbiano partecipato all’omicidio di Hamza Moutik: potrebbero esserci altre persone coinvolte oltre ai due attuali indagati, entrambi marocchini. Si tratta di un 19enne, ancora latitante, e di un 16enne finito in carcere a Milano, dov’è stato fermato all’aeroporto di Malpensa.
Nelle scorse ore il ragazzino, accusato di omicidio volontario e assistito dall’avvocato Enrico Scolari del foro di Ivrea, è stato trasferito al Ferrante Aporti di Torino. All’udienza di convalida del fermo, il presunto assassino «ha sostanzialmente ammesso l’accaduto ed è molto dispiaciuto. Ma sono necessari altri approfondimenti» riporta il suo legale. Infatti il 16enne assicura che il coltello non fosse suo e che non volesse colpire il connazionale 26enne: «Ce l’avevo in mano ma è stato lui a venirmi contro sotto quel ponteggio di corso Giulio Cesare 25». Il giovane ha ammesso anche il precedente della tentata violenza sessuale: la sera prima dell’omicidio i due si sarebbero incontrati in Barriera di Milano, avrebbero fumato e bevuto vodka, poi sarebbero andati insieme in un garage. Qui, alle 5.30 del mattino, Moutik avrebbe allungato le mani sulle parti intime del 16enne. Che sarebbe scappato, inseguito dallo spacciatore. I due si sono poi reincontrati il venerdì, la sera del delitto.
Domani i pm Vitina Pinto (Procura dei minori) e Alessandro Aghemo (Procura ordinaria) affideranno un accertamento irripetibile sul coltello e sul sangue trovato sulla scena del delitto. Il biologo genetista Paolo Garofano e il chimico dattiloscopico Oscar Ghizzoni andranno a caccia di impronte e tracce di Dna dei due indagati ma anche di altri potenziali complici.
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