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20 Settembre 2024 - 18:17
Scattano i sequestri per la famiglia Elkann: il giudice per le indagini preliminari ha emesso un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di 74,8 milioni per Gianluca Ferrero, Urs Robert Von Grueningen e i tre fratelli Elkann, John, Lapo e Ginevra.
A comunicare l'esecuzione del sequestro preventivo è stato direttamente il nuovo procuratore capo Giovanni Bombardieri, che ha inviato una nota poco fa (a mercati finanziari chiusi). L'operazione è la conseguenza dell'indagine del Nucleo di polizia economico-finanziaria del comando provinciale della Guardia di Finanza di Torino, coordinata dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti.
Al centro dell'inchiesta c'è la successione ereditaria conseguente alla morte (nel febbraio 2019) di Marella Caracciolo e alle successive controversie familiari tra la figlia Margherita Agnelli e i suoi figli John, Lapo e Ginevra Elkann. I tre sono accusati dei reati di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e truffa ai danni dello Stato insieme al commercialista Ferrero e al notaio Von Grueningen.
Nel corso delle indagini, gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno raccolto una mole enorme di documenti contabili ed extracontabili, anche grazie alle copie forensi degli atti sequestrati all'interno di computer e altri apparecchi elettronici: «Allo stato le analisi confermano l’iniziale ipotesi accusatoria - si legge nella note di Bombardieri - Peraltro già oggetto dell'originario esposto da cui è scaturito il procedimento penale (presentato da Margherita Agnelli, ndr), riguardante la fittizia residenza estera di Marella Caracciolo e l’esistenza di un disegno criminoso volto a sottrarre il suo ingente patrimonio e i relativi redditi alle leggi successorie e fiscali italiane». Tradotto, secondo la Procura, «le indagini hanno progressivamente permesso di raccogliere plurimi e convergenti elementi indiziari circa la stabile residenza in Italia, almeno a partire dall’anno 2010, della Caracciolo». La residenza svizzera, al contrario, era il frutto di una «articolata strategia». Un esempio è l'ormai famoso “memorandum” trovato durante le perquisizioni dello studio di Ferrero che scandisce nel dettaglio gli accorgimenti ritenuti necessari per assicurarsi che la residenza svizzera reggesse. Come l'assunzione dei collaboratori domestici della Caracciolo da parte di John Elkann, confermati durante le indagini (anche grazie alle dichiarazioni rese da infermiere, segretarie, autisti e governanti). Non solo: sarebbero emerse anche le disposizioni impartite dai più stretti collaboratori italiani della famiglia nei confronti di un "family office" svizzero che provvedeva a tutte le incombenze relative alla gestione della posizione elvetica di Donna Marella: dal ritiro della corrispondenza all'effettuazione dei pagamenti da conti svizzeri.
Alla luce di tutto questo, gli investigatori hanno calcolato i redditi conseguiti dalla vedova dell'Avvocato (dal 2015, ultimo anno utile ai fini dell’accertamento fiscale) e non dichiarati al Fisco italiano, oltre al patrimonio da assoggettare alla prevista imposta sulle successioni e donazioni. Nel dettaglio, Finanza e Procura stimano 42,8 milioni di Irpef evasa, conseguenza di 29 milioni sottratti al Fisco per la rendita vitalizia percepita dalla Caracciolo (tra il 2015 e il 2019) e di 116,7 milioni di redditi di capitale derivanti da attività finanziarie detenute da trust con sede alle Bahamas. Si aggiungono 32 milioni di imposte non pagate su successioni e donazioni su una massa ereditaria ricostruita di oltre 800 milioni di euro: una cifra monstre calcolata sulla base delle disponibilità indicate nell’inventario dell’eredità redatto dall’esecutore testamentario svizzero, Von Grueningen, ma anche delle quote di un fondo di investimento e del patrimonio di una società immobiliare lussemburghesi e delle spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d’arte e gioielli di grande valore.
Replicano con una nota scritta gli avvocati degli Elkann, Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re: «Il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti, come peraltro precisato nello stesso comunicato della Procura. A nostro avviso, inoltre, il sequestro non soddisfa i requisiti previsti dalla legge per la sua emissione perché, tra l’altro, non c’è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni degli indagati». Parole che fanno pensare a un immediato ricorso: «Nel merito, si ribadisce che Marella Caracciolo era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni settanta, ben prima che nascessero i fratelli Elkann. La volontà di risiedere in Svizzera non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita. Pertanto, le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura non sono condivisibili e restiamo convinti di poter dimostrare l’estraneità dei nostri assistiti ai fatti addebitati».
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