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La storia

«Il sesso è più potente della droga»: così un ragazzo ha violentato per anni fratelli e sorelle

Ora ha 25 anni ed è finito a processo insieme al padre e alla madre

«Il sesso è più potente della droga»: così un ragazzo ha violentato per anni fratelli e sorelle

Foto di repertorio (credit Solovyova)

L'incubo, per quei bambini, era iniziato prestissimo. Colpa di quel fratello maggiore senza freni: «Già a 7 anni non riuscivo ad avere il controllo sui miei impulsi sessuali. Ho chiesto aiuto alla mia sorellina, che ne aveva 5. E se lei non era disponibile andavo dall'altra: per me era un bisogno, mi sembrava normale». E tutto è continuato per anni e anni, fino a quando sono scattate le indagini e la vicenda è arrivata fino in tribunale.

Così abusi e violenze sessuali sono finalmente venuti alla luce e gli investigatori sono riusciti a ricostruire cosa succedeva in quella famiglia di origine romena e particolarmente fedele alla religione cristiano-ortodossa (una delle figlie è tornata in Romania e ha preso i voti). Mamma, papà e nove figli, oggi tra i 15 e i 35 anni, vivevano tutti insieme in una cascinale della provincia. Gli abusi sarebbero avvenuti proprio lì e sarebbero durati dal 2006 ad agosto 2021. È stato il figlio 25enne, reo confesso, a vuotare il sacco e far emergere cosa succedeva dietro quella coltre di religiosità. Dove i figli dovevano pregare con la porta chiusa a chiave e le femmine erano obbligate a indossare le gonne: guai a mettere i pantaloni.

«Papà non voleva che giocassimo a carte, secondo lui era un grosso peccato - ha raccontato il giovane - Quando disobbedivamo reagiva in maniera aggressiva. Ci colpiva spesso con il cavo della TV, soprattutto noi maschi. Ci diceva: "Siete dei buoni a nulla, non farete mai niente nella vita". Una volta sono tornato da scuola e papà mi trovò unpreservativo nel portafoglio: mi saltò addosso e mi picchiò». Ma, soprattutto, i genitori non avrebbero fatto niente per fermare i rapporti incestuosi tra i figli, che sarebbero avvenuti in bagno e nelle camerette dei bambini: «Una volta i miei genitori hanno beccato me e una delle sorelline a guardare pornografia al telefono», ha raccontato il 25enne in aula. E ancora: «Un'altra volta c’era anche un vicino con noi. Mio padre ci ha sorpresi in una stanza mentre facevamo un rapporto a tre».

Nel corso del processo il 25enne ha scritto un’accorata lettera di scuse alle sorelle, che il pubblico ministero Lea Lamonaca ha letto davanti ai giudici: «Nessuno di noi ha bisogno di sapere durante l'infanzia che il sesso è come una droga, ma molto più potente» e ancora «Picchiatemi fino a quando il vostro odio si spegnerà, perché gli anni di prigione mi spaventano».

Per questa vicenda sono finiti a giudizio per maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e pedopornografia il 25enne, il padre e la madre. Il papà ha scelto il rito ordinario ed è ancora sotto processo mentre gli altri due imputati, dopo la condanna in abbreviato in primo grado, sono stati condannati anche dalla Corte d'Assise d'appello: la mamma delle piccole vittime dovrà scontare una pena di 3 anni e 8 mesi mentre il fratello è stato condannato a 8 anni di carcere. Dovrà anche risarcire un totale di 105mila euro a due sorelle e un fratello, costituiti parte civile e assistiti dall'avvocato Michela Giraudo.

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