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IL FATTO

«Apri, sono lo zio». Poi la violenta in casa

Prima lo stupro, poi le botte e le minacce. Ora l'uomo è stato arrestato

«Apri, sono lo zio». Poi la violenta in casa

Ha sentito suonare il campanello ed è andata alla porta: «Apri, sono lo zio» le ha detto quell'uomo sul pianerottolo. E lei gli ha aperto: non avrebbe mai pensato che l'amico del suo ex fidanzato l'avrebbe prima stuprata e poi minacciata di morte. «Se mi denunci ti ammazzo - le avrebbe urlato prima di andarsene - E se non lo faccio io, lo farà qualcun altro al posto mio».

La donna, per fortuna, non ha ceduto alle minacce e si è fatta accompagnare da un'amica in ospedale, al Sant'Anna. Dov'è stato medicata per le ferite al collo, alla testa e a un braccio. Poi ha raccontato tutto quello che le era successo e ha permesso ai carabinieri di arrestare il suo aguzzino, un 60enne che si trova in libertà vigilata dopo aver scontato una condanna per reati di stampo mafioso. E che ora nega la violenza: «Il rapporto sessuale c'è stato ma è stato consenziente, come altri avvenuti in passato - riporta il suo avvocato difensore, Cristian Scaramozzino - La verità è che stavolta la signora ha chiesto un pagamento dopo la prestazione, che il mio assistito non ha accettato. Parliamo comunque di una persona che soffre di tossicodipendenza ed è in cura».

Il presunto stupro risale al pomeriggio di domenica, quando "lo zio" si è presentato a casa della giovane. Lei lo conosce bene, facevano parte dello stesso gruppo di amici prima che lei e il suo fidanzato si lasciassero. E avevano continuato a frequentarsi anche dopo: per questo non ha avuto dubbi e lo ha fatto entrare in casa. Ma se n'è pentita subito dopo: stando al suo racconto, il 60enne le ha strappato di mano il cellulare e l'ha aggredita. Tenendola ferma sul divano, l'ha costretta a un rapporto orale. Poi l'ha inseguita quando lei ha cercato di scappare in bagno, stringendole il collo e tirandola per i capelli fino alla camera da letto. Lei lo ha pregato di smetterla, ha "minacciato" di chiamare il 112. E lui ha risposto con le vere minacce di morte, salvo poi andarsene in un appartamento vicino per bere birra insieme agli amici che vivono lì. Fino a quando è scattato il fermo, che non è stato convalidato ma il giudice ha comunque deciso di applicare la custodia cautelare in carcere.

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