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Le truppe israeliane attaccano anche con i caterpillar
11 Ottobre 2024 - 21:47
Bombe sulle basi Unifil contro i nostri soldati Crosetto: atto criminale
Presi tra due fuochi. Da una parte le forze speciali israeliane, dall’altro gli Hezbollah. E in mezzo, sul lembo meridionale del Libano, oltre mille soldati italiani impegnati nella missione dell’Unifil, che l’altro ieri sono stati duramente attaccati dalle forze speciali di Netanyahu.
E ancora ieri, l’ultima provocazione contro la base gestita dall’Italia: un caterpillar ha distrutto una parte del muro di difesa, mentre un militare cingalese è stato ferito gravemente.
“Un atto di guerra criminale” come lo ha definito il ministro della Difesa Guido Crosetto, respingendo al mittente le giustificazioni delle forze armate israeliane di aver chiesto (ma sarebbe più corretto dire “ordinato”) ai comandanti dei Caschi Blu di abbandonare le sedi fortificate dell’Onu, arretrando di almeno 5 chilometri verso l’interno “per evitare problemi nella battaglia”. “Ho avvisato l’ambasciatore di riferimento - ha aggiunto il ministro - che le Nazioni Unite e l’Italia non possono prendere ordini dal governo israeliano”.
Dunque la tensione sale a livello internazionale raccogliendo durissime critiche persino dalla Cina, dopo il ferimento di due caschi blu indonesiani e i danneggiamenti alle basi italiane 1-31 e 1-32A. Secondo la ricostruzione dell'Unifil, ha sparato un carro armato israeliano Merkava colpendo una torre di osservazione presso il quartier generale di Naqura e ferendo i due caschi blu indonesiani. Quasi contemporaneamente, l'esercito israeliano, guidato da un drone spia, ha colpito la base italiana 1-31 danneggiando l'ingresso del bunker dove si erano rifugiati i soldati italiani. L'attacco, condotto contecnica chirurgica, ha distrutto veicoli, sistemi di comunicazione e telecamere di sorveglianza. Ma non basta: Israele ha sparato anche contro la base 1-32A, danneggiando l'illuminazione e una stazione di trasmissione. Un chiaro segnale di ostilità teso a costringere i militari delle basi a ritirarsi con il fondato sospetto - sostengono gli osservatori - di eliminare testimoni scomodi in vista di una poderosa avanzata delle truppe. Ma così non sarà: l’Unifil è determinata resistere restando nelle basi, in attesa di ordini da parte dell’Onu e del nostro paese.
Un braccio di ferro che non promette bene.
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