Cerca

Economia e Finanza

Donne al timone: Anna Maria Poggi e Patrizia Polliotto guidano la trasformazione della Fondazione CRT

Leadership femminile e politica nelle nuove nomine della Fondazione: "Verso una gestione prudente e trasparente"

L'avvocata

Daniela Polliotto

Mutatis mutandis, il senso è sempre lo stesso. Anche se una volta si parlava di banca e oggi si tratta di una fondazione. Una volta era la Cassa di Risparmio di Torino, poi Crt, poi Unicredit. Oggi è la Fondazione Crt (acronimo di Cassa di Risparmio di Torino). Il senso è quello che i soldi è più prudente farli maneggiare a una donna capace, piuttosto che a un uomo (unica eccezione Enrico Cuccia). Perché le signore sono più oculate e sanno amministrare meglio dei maschi e poi, almeno a quanto si dice, costano meno. Lo ha dimostrato in tempi passati Emanuela Savio, la Madama della politica e della finanza subalpina (prima presidente donna di un istituto di credito, la Cassa di Risparmio di Torino), tant’è che su di lei un allora ministro della Balena Bianca, arrivò a dire: «Madama Savio ci ha fatto capire che gli “attributi” non sono un’esclusiva degli uomini». E lungo questa tradizione, le cui radici si perdono nella notte dei tempi, si colloca la nomina della giurista Anna Maria Poggi alla presidenza della Fondazione Crt e quella, che sarà ratificata nel mese di dicembre (a cavallo della festività dell’Immacolata Concezione), dell’avvocata Patrizia Polliotto quale segretario generale, ovvero il braccio operativo dell’ente. Su questi due nomi il gossip che oggi non risparmia neppure la finanza, ha fatto emergere retroscena più o meno veritieri, ma la sostanza non sta nell’amichettismo, nel nepotismo e nel mogliettismo, ma da tutt’altra parte. Una cosa, però, è vera. La politica torna a ricoprire un ruolo centrale e forte (ma non esclusivo) nelle nomine della Fondazione Crt, con indicazioni precise del candidato, e non più con il sistema delle terne.

ANNA MARIA POGGI

Gli enti locali hanno tutto il diritto di esprimersi su questo o quel nominativo. E, sia pur in ossequiosa ottemperanza dell’equilibrismo del sempre verde manuale Cencelli, si è scelto per le nomine “secche”, com’è accaduto prima per la presidente Anna Maria Poggi e, verosimilmente, accadrà anche per l’avvocato Polliotto. Una decisione quasi obbligata, perché la politica non può sbagliare, specie dopo il terremoto che nei mesi scorsi ha scosso la Fondazione. E allora ecco i nomi delle eredi di Madama Savio che solo il prossimo anno dovranno gestire la bellezza di 134 milioni di euro. «E lo faremo - ha spiegato Patrizia Polliotto -... anzi, la governance lo farà in maniera sensata, in modo molto torinese, cioè con poche parole e lavorando molto». La politica, i partiti, hanno fatto il possibile per evitare un commissariamento che la coppia Poggi-Polliotto sembra aver scongiurato. I curricula di entrambe non possono essere messi in discussione, per competenze ed esperienze anche se, «ad oggi il Mes - spiegano in Fondazione - ancora non si è espresso» sui quintali di memorie e relazioni che la Presidente ha inviato a Roma. In ogni caso il “power to women” sembra essere l’unica via percorribile per salvare la terza fondazione italiana, azionista di Unicredit e che preferisce guardare alla banca di tradizione, piuttosto che altrove, come era nello stile dell’ex presidente Palenzona. Sarà una sorta di “diarchia democratica in rosa”, almeno queste sono le previsioni, che favorirà le contribuzioni sul territorio piemontese per «renderlo più attrattivo, a sostegno delle attività produttive e culturali», con lo scopo esclusivo «dell’utilità sociale e della promozione dello sviluppo economico». Due nomi, due donne e un programma che potrebbe anche non essere considerato ambizioso, ma assolutamente chiaro e trasparente, perché c’è anche da riscattare quel “buon nome” che in passato non è mai venuto meno. Forse la cosa non piace proprio a tutti e il fuoco incrociato per impallinare le gentili signore potrebbe non risparmiarle, ma attenzione a non dimenticare quella massima sugli “attributi” (prima citata) del vecchio cavallo di razza della Balena Bianca.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.