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Intelligenza artificiale

AI a rischio bolla finanziaria: una sfida da 600 miliardi di dollari

Gli investitori temono di non poter rientrare dei capitali perché i profitti crescono lentamente e poco

Per dimostrarsi redditizio, il settore dell'intelligenza artificiale dovrà generare approssimativamente 600 miliardi di dollari di ricavi annuali. E' questa è l'analisi di David Cahn, esperto del fondo di venture capital Sequoia Capital. Cahn sostiene che l'industria che deriva da questa tecnologia stia costruendo una vera epropria bolla finanziaria. Nonostante i grandi colossi tecnologici abbiano investito notevole risorse nello sviluppo di infrastrutture di AI sempre, la loro capacità di generare profitti con soluzioni e modelli di intelligenza artificiale non progredisce alla stessa velocità, determinando uno scollamento tra il valore percepito dell'ecosistema e la sostenibilità del settore. Non ultimo elemento di percezione di questa crisi è l'ammissione da parte degli stessi artefici di AI di essere ad un punto di stallo, cioè di non essere più in grado di trasferire contenuti nuovi nei sistemi di intelligenza artificiale generativa. Il rapporto di Cahn analizza i risultati finanziari di Nvidia. In qualità di principale fornitore di chip e servizi cloud che supportano sistemi quali ChatGPT, la compagnia diretta da Jen-Hsun Huang è la principale beneficiaria del boom della genAI.

La divisione dei data center della società ha generato un fatturato di 47,5 miliardi di dollari nell'anno fiscale 2023, registrando un incremento del 78% rispetto all'anno precedente, grazie agli investimenti di aziende come Google, Amazon, Meta e Microsoft. Cahn si domanda se tali organizzazioni riusciranno a recuperare i propri investimenti a breve termine. Nella sua stima, Cahn tiene conto della crescita prevista dei ricavi dei data center di Nvidia, dell'aumento delle spese e degli investimenti nelle infrastrutture necessarie per mantenere i server operativi. I profitti realizzati da questa business unit sono aumentati notevolmente ogni trimestre, indice di una crescente domanda di hardware AI. La gestione di queste strutture rappresenta il 50% del fatturato complessivo del gigante tecnologico ed equivale alla metà delle sue spese operative. L'analista di Sequoia ha quindi duplicato la previsione di fatturato di Nvidia per coprire i costi totali legati ai data center, duplicandola ulteriormente per ottenere un margine lordo del 50% per gli utenti finali, ossia le startup di AI o le grandi imprese che acquistano capacità di calcolo da fornitori come Amazon Web Service o Microsoft Azure.

Questo spiega i 600 miliardi di dollari annui di fatturato necessari al settore per recuperare gli investimenti nelle infrastrutture di AI. Il rapporto evidenzia che la maggior parte degli investimenti effettuati finora nelle infrastrutture di intelligenza artificiale siano di natura speculativa. Tra le poche aziende che sono riuscite a ottenere ritorni finanziari abbastanza consistenti si trova OpenAI: secondo quanto riportato da The Information, l'azienda di Sam Altman ha generato in un anno profitti per 3,4 miliardi di dollari, una crescita rispetto agli 1,6 miliardi del 2023, attribuita da Cahn alla popolarità di ChatGPT. "Quanti prodotti di IA vengono effettivamente utilizzati dai consumatori oggi?" – si chiede l'analista – "Nel lungo termine, le aziende di IA dovranno offrire un valore significativo se vogliono che i clienti continuino a investire". Tuttavia, attualmente, il settore è ben lontano dal raggiungere tali aspettative. Cahn avverte che le aziende e gli investitori dovrebbero agire con maggiore cautela nelle loro decisioni. Al momento, la tecnologia non garantisce ritorni immediati o particolarmente consistenti. Gran parte del capitale investito è indirizzato verso soluzioni ancora in fase di sviluppo che promettono grandi profitti futuri. Tuttavia, se queste aspettative non verranno ridimensionate, la bolla finanziaria che sta crescendo attorno all'intelligenza artificiale potrebbe esplodere in qualsiasi momento". Gli analisti ritengono cheessa potrebbe avere effetti a partire dal 2025 in avanti. 

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