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Il caso
21 Gennaio 2025 - 11:55
«Ti sfregio con l’acido», «ti riduco in sedia a rotelle». E ancora: «Fai schifo», «sei anoressica»: sono alcune delle frasi che Omar Favaro avrebbe indirizzato alla moglie, che se n'è andata di casa e lo ha denunciato per maltrattamenti e violenza sessuale. Accuse condivise dalla Procura di Ivrea, che ha chiesto il rinvio a giudizio del 41enne, già condannato in via definitiva per il massacro di Novi Ligure del 21 febbraio 2001, quando lui e la fidanzata Erika De Nardo uccisero mamma e fratellino di lei (Susy Cassini e Gianluca De Nardo, che aveva soltanto 11 anni).
Questa mattina a Ivrea, davanti alla giudice Lucrezia Natta, è cominciata l'udienza preliminare del processo contro Favaro, con il pubblico ministero Ludovico Bosso sul banco dell'accusa. Dall'altro lato, mancava l'imputato ma c'erano i suoi avvocati, Lorenzo Repetti e Vittorio Gatti del foro di Alessandria. Era presente, invece, la presunta vittima di Favaro, l'ex moglie assistita dall'avvocato Francesca Violante.
La donna si è costituita parte civile nel processo ma tra le parti sono in corso delle trattative per un risarcimento economico che potrebbero spingere a ritirare la costituzione o consentire riti alternativi. Per questo il procedimento è stato rinviato al 18 marzo. Al termine dell'udienza, nessuna delle parti coinvolte ha rilasciato dichiarazioni.
Il 41enne e i suoi legali hanno sempre negato le accuse: «Quei fatti non sono accaduti e io non ho mai detto frasi del genere». Eppure il pm Bosso gli contesta una ventina di episodi che vanno dalle reiterate minacce di morte, alle violenze fisiche, psicologiche e sessuali.
La scorsa estate prima il giudice per le indagini preliminari e poi il Tribunale del Riesame avevano respinto la richiesta di misure restrittive nei confronti di Favaro, che in quella sede aveva definito "calunniose" le accuse mosse nei suoi confronti dalla ex moglie. Con cui era in corso anche una causa civile per l'affidamento della figlia di 8 anni, che nel frattempo si è conclusa con l'affidamento alla madre ma con la possibilità per il papà di vedere la bambina (e l'obbligo di pagare una parte delle spese di mantenimento).
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