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La sentenza

«Non l'ho ucciso io». Ma i giudici non gli credono e lo condannano all'ergastolo

Pochi minuti fa è arrivata la sentenza per l'omicidio dell'imprenditore albanese Fatmir Ara

«Non l'ho ucciso io». Ma i giudici non gli credono e lo condannano all'ergastolo

Ergastolo al killer e assoluzione per i due presunti complici: si è concluso così il processo di primo grado per l'omicidio dell'impresario edile di origini albanesi Fatmir Ara, 42 anni, ucciso a colpi di fucile nelle campagne di San Carlo Canavese il 3 settembre 2022. Carcere a vita, quindi, per il principale imputato Davide Osella Ghena, 30 anni. Sono liberi, invece, sua sorella Barbara e l'amico Andrea Fagnoni, accusati in concorso (per loro il pubblico ministero Elena Parato aveva chiesto, rispettivamente, 22 e 13 anni): i giudici hanno assolto lei "per non aver commesso il fatto" mentre lui, in seguito a una perizia, è stato dichiarato incapace di intendere e di volere. Ma dovrà passare 3 anni in libertà vigilata.

Non ha quindi convinto l'accusa Davide Osella Ghena che lo scorso ottobre, durante il processo, aveva clamorosamente cambiato la propria versione dei fatti, ritrattando e accusando due misteriosi uomini con il tatuaggio di un pugnale e un serpente sul braccio. «Non l’ho ucciso io - aveva detto nel corso di un drammatico interrogatorio in aula, durato più di 6 ore - . I veri assassini mi hanno minacciato, per quello ho confessato. Avevo paura». Parole pronunciate mentre la moglie dell’imprenditore, tra il pubblico in aula, anche lei in lacrime, gli urlava di dire la verità. Terrorizzato dalle presunte minacce, l'imputato avrebbe non solo confessato ma anche pensato al suicidio. 

Una versione, che già quel giorno non aveva convinto del tutto l'accusa. In passato infatti, quando aveva confessato, l’imputato aveva fornito agli investigatori dei dettagli che al momento dell’arresto non sarebbero stati noti, come il calibro dei proiettili del fucile utilizzato per uccidere l’imprenditore e la presenza di un taglio sul corpo della vittima. 

Secondo l’accusa, il movente riguardava un investimento che Davide Osella Ghena aveva fatto ad Alba, dove aveva comperato una cascina per ristrutturarla. Aveva incaricato degli interventi proprio Fatmir Ara ma i lavori stavano andando a rilento e cominciavano ad accumularsi debiti e problemi economici per il presunto omicida. E quei contrasti sarebbero poi sfociati nell’omicidio dell’imprenditore di origine albanese.

I giudici hanno stabilito anche una serie di risarcimenti per i parenti più stretti di Ara, a partire da moglie, figli, genitori e sorella (assistiti, tra gli altri, dall’avvocato Antonio Genovese): le cifre vanno tra i 50mila e i 100mila euro.

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