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Il processo
29 Marzo 2025 - 09:55
Non basta essere presenti sul luogo del delitto per essere colpevoli di omicidio volontario: era sulla base di questo principio che la Cassazione aveva riaperto il giallo di Sheptim Frasheri, albanese 39enne ucciso da un colpo di pistola tra via Fidia e via Bevilacqua, nel quartiere Pozzo Strada di Torino (davanti al bar Chic). E ora la Corte d’Appello pare aver confermato questa tesi, visto che ha assolto “per non aver commesso il fatto” i tre presunti complici del killer.
Era il 22 ottobre 2017 e per quel delitto è stato condannato a 10 anni e 4 mesi Donaldi Rushiti (in abbreviato). Secondo l’accusa, era solo uno dei componenti di una vera e propria «spedizione punitiva», ripresa dalle telecamere di sorveglianza.
Nel precedente processo d’appello erano stati condannati a 23 anni di carcere altri tre albanesi, accusati di concorso in omicidio: «Sono andati apposta per vendicare il torto che Frasheri aveva fatto al loro amico - è la tesi del sostituto procuratore Marcello Tatangelo - Anche la Cassazione sostiene che quei tre abbiano inseguito un uomo morente e lo abbiano preso a calci e manganellate, aderendo pienamente all’intento omicidiario». «Sono solo suggestioni» replica l’avvocato Enrico Calabrese, che difende gli imputati insieme ai colleghi Severino Marcello, Dario Vennetiello e Ilenja Mehilli. Aggiunge quest’ultima: «Il procuratore ha descritto un film di mafia, qui parliamo di cittadini onesti: c’è un pregiudizio verso gli albanesi, non verrebbero trattati così se fossero cittadini torinesi». Ma ora i giudici li hanno assolti tutti.
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