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La sentenza

Prende il compagno a coltellate: «So di aver sbagliato». Ma arriva la condanna

Giulia Cocco era stata arrestata dai carabinieri per i fatti del 17 maggio scorso

Prende il compagno a coltellate: «So di aver sbagliato». Ma arriva la condanna

Prima, i mesi di botte e insulti. Poi le quattro coltellate. E infine la lettera di scuse: «So di aver sbagliato». Che non è bastata per evitare la condanna nel processo per maltrattamenti e tentato omicidio, affrontato con il rito abbreviato: Giulia Cocco, 28 anni, dovrà scontare 4 anni di carcere per quello che ha fatto al suo ex compagno, il 27enne Armido Luisi (il pubblico ministero Delia Boschetto aveva chiesto 6 anni).

I protagonisti di questa storia, entrambi sordi, hanno vissuto insieme a Orbassano da febbraio a 2023 al 17 maggio dell'anno scorso, quando Giulia Cocco ha afferrato un coltello e ha colpito il compagno quattro volte al torace. Lui, nonostante le ferite, è riuscito a scappare: per salvarsi è uscito sanguinante da casa, è salito al quinto piano del condominio di via Papa Giovanni XIII ed è stato soccorso da un vicino. Poi è stato trasportato in ambulanza alle Molinette. Dove ha raccontato l’incubo che ha vissuto nei mesi precedenti, tra offese di ogni tipo, morsi e testate al volto: la 27enne, secondo l'accusa, è arrivata addirittura a farsi dei tagli alla gamba e a rompersi una mano per attirare la sua attenzione, tutto il contrario delle foto idilliache dei loro profili social. Per questo la donna è poi stata arrestata dai carabinieri di Orbassano, che nei mesi precedenti erano già intervenuti più volte per le liti fra i due fidanzati.

Adesso lui sta meglio, almeno dal punto di vista fisico. Ma l'esame sulle sue ferite, eseguito dal medico legale Roberto Testi, ha confermato l'intento omicidiario dell'aggressione.

Da mesi Giulia Cocco si trova ai domiciliari a casa dei genitori, in provincia di Roma. All'inizio dell'udienza preliminare la ragazza, assistita dagli avvocati Alfonso Galdi e Roberto Macchia, ha depositato un assegno da 1.000 euro a titolo di acconto e una lettera di scuse. Che, usando la lingua dei segni, un interprete ha esposto al ragazzo, presente in tribunale con la famiglia e la sua legale Caterina Biafora. Poi, in questi giorni, è arrivata la sentenza che prevede la detenzione domiciliare, la prosecuzione di un percorso di cure e un risarcimento provvisionale di 10mila euro: «Bisogna apprezzare il comportamento processuale dell'imputata e dei colleghi che l'hanno assistita - commenta ora l'avvocato Biafora - C'è stata una grande responsabilità da parte di tutti. Lui è salvo per miracolo ma questa è una sentenza giusta».

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