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Economia

Il classico non tramonta: a Milano torna a brillare l’arredo di stile

Aziende storiche e nuovi progetti internazionali segnano la ripartenza del vecchio comparto. Il Salone del Mobile si conferma vetrina strategica per il Made in Italy.

Il classico non tramonta: a Milano torna a brillare l’arredo di stile

Villa Heritage, installazione per il movimento classico

Il Salone del Mobile invia segnali di risveglio nel settore dell’arredamento di stile: il "classico" riacquista auge grazie a una clientela internazionale sempre più presente. I compratori dal Medio Oriente sono in testa, seguiti da arabi, caucasici, coreani, e un certo numero di cinesi, mentre i russi continuano a partecipare nonostante le restrizioni.

La guerra in Ucraina e l'onda lunga della pandemia di Covid avevano messo in seria difficoltà il settore, con un calo del fatturato pari al 30%. "Il rincaro delle materie prime ha reso il riposizionamento molto difficile", afferma Luciano Colombo, Amministratore Delegato della storica Ercole Colombo e referente per il mobile di stile di Federlegno Arredo. "La Russia da sola rappresentava metà del nostro mercato". Nonostante le difficoltà, ora si inizia a vedere una ripresa e nei primi giorni del Salone sono stati registrati ordini e contatti significativi, soprattutto provenienti da Iraq, Emirati e Arabia Saudita. Questi Paesi stanno diventando fondamentali per l'export italiano del mobile con gli Emirati che hanno raggiunto il settimo posto con 402 milioni di euro (+22%),mentre l'Arabia Saudita ha toccato i 288 milioni (+14,6%).

La chiave di questo successo risiede nei grandi progetti residenziali e alberghieri, noti come "contract". Di particolare rilevanza è l'installazione "Villa Héritage" curata da Pierre-Yves Rochon, l’architetto delle suite di lusso del George V a Parigi e del Four Seasons a Firenze. Questo progetto realizzato con il contributo di 40 aziende italiane funge da manifesto del potenziale del mobile classico italiano. "Il contract offre segnali positivi, nonostante i dazi americani ci penalizzino", dichiara Roberto Molon, Amministratore Delegato della sua azienda familiare. "Lavoriamo in modo eccellente con i grandi gruppi alberghieri europei, ma l'incertezza pesa, soprattutto sulle grandi commesse". Anche Diego Capelletti, rappresentante della quinta generazione dell’azienda C.G. Capelletti, ammette le difficoltà: "I margini sui grandi progetti sono minimi e il mercato interno è ormai inesistente. Il nostro orizzonte rimane il Medio Oriente e l'ex Unione Sovietica". Una nota positiva arriva dall’AD Barbara Villari che riferisce di un 2024 concluso positivamente e di un 2025 promettente: "Abbiamo già venduto due opere d’arte, una in Qatar e una in Corea. Collaboriamo sempre di più con architetti internazionali e stiamo rafforzando la presenza a Londra. L'anno prossimo apriremo i nostri Villari Café ad Amman, Riad e Seul. Trump? Ci preoccupa. Ma restare fermi non è un’opzione".

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