A Torino c'è "Botte di Natale", Andrea Fontana sul ring, per poi ambire a un 2026 a caccia di titoli

Il nome ricorda un film di metà Anni ’90, che fu l’ultimo dei sedici interpretati insieme da Bud Spencer e Terence Hill. Anche in quel caso i pugni non mancavano, ma questa volta saranno i protagonisti assoluti.

Sabato 13 dicembre dalle ore 20 “Botte di Natale” sarà, infatti, una vibrante riunione pugilistica, proposta al Bocciodromo Rossini di corso Terenzio Mamiani 5 dalla Boxing de Rua di Stefano Abatangelo e Andrea Fontana.

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I riflettori saranno puntati soprattutto proprio su “The Doctor”, che salirà sul ring per affrontare sulle sei riprese il 37enne georgiano Ambrosi “Abo” Sutidze, veterano con 34 incontri all’attivo, di cui nove vinti, cinque pareggiati e venti persi. Viene da due verdetti favorevoli.

Il 27enne welter torinese, che vanta tredici successi e due battute d’arresto, dopo aver ceduto nel dicembre scorso per ko tecnico a Michele De Filippo per il titolo italiano, è tornato a combattere a fine luglio, superando in modo convincente ai punti Giulio Fiorillo. All’angolo lo seguirà, naturalmente, “The Hammer” Abatangelo.

«Sutidze - spiega Fontana - ha una boxe aggressiva, diversa dalla mia, più tecnica, e sarà un buon test preparatorio, in vista di un 2026 ambizioso, nel quale l’obiettivo nei primi mesi dovrebbe essere la semifinale per tentare nuovamente l’assalto alla cintura tricolore. Il match ci darà, dunque, utili indicazioni, per capire su quali aspetti lavorare, per puntare in alto».

La serata si aprirà con 12 incontri di pugilato olimpico, quattro dei quali femminili, che vedranno all’opera parecchi atleti della società organizzatrice. Il peso ufficiale si svolgerà venerdì 12 dicembre alle 18,30 in via Reiss Romoli 6, nella sede della Red Cars di Daniele Limone, che è sponsor della Boxing de Rua.

Ci sarà spazio anche per la Boxe Sociale Torino, con una speciale esibizione, che coinvolgerà una decina di partecipanti. Il progetto, nato in collaborazione con la Regione Piemonte, consente di frequentare i corsi di boxe a persone (l’anno scorso sono state un centinaio) che non abbiano la possibilità di sostenere il costo della quota e dimostra quanto lo sport possa diventare strumento di inclusione.