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Salute
15 Aprile 2025 - 21:05
repertorio
Un composto simile all’LSD, ma privo degli effetti allucinogeni. È questa la promessa della JRT, una nuova molecola sviluppata dai ricercatori dell’Università della California, Davis, che potrebbe rappresentare una svolta nella cura della schizofrenia e di altre patologie neuropsichiatriche. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, ha mostrato risultati sorprendenti nei test preclinici, soprattutto per quanto riguarda neuroplasticità e sintomi cognitivi.
Per sviluppare la JRT, gli scienziati hanno preso come base l’LSD, noto allucinogeno sintetizzato per la prima volta nel 1938, modificandone la struttura molecolare. La variazione – un’inversione di posizione tra due atomi – ha permesso di mantenere gli effetti benefici sul cervello, riducendo però quasi del tutto la capacità della sostanza di indurre allucinazioni.
Nei test condotti su modelli animali, la JRT non ha causato comportamenti allucinatori. Al contrario, ha mostrato una straordinaria efficacia nel rafforzare le connessioni neuronali e stimolare la crescita delle cellule cerebrali danneggiate.
I dati raccolti evidenziano un aumento del 46% nella densità delle spine dendritiche e del 18% nelle sinapsi della corteccia prefrontale nei topi trattati. Indicatori chiave, questi, della cosiddetta neuroplasticità, cioè la capacità del cervello di rigenerarsi e riorganizzarsi.
Non solo: la JRT ha anche mostrato effetti antidepressivi circa 100 volte più potenti della ketamina, uno dei farmaci oggi più utilizzati nei casi resistenti alla terapia. Nei modelli di schizofrenia, ha inoltre migliorato i sintomi negativi e cognitivi senza aggravare i comportamenti legati alla psicosi.
La particolarità della JRT è quella di unire i vantaggi delle sostanze psichedeliche – come la stimolazione del cervello – senza gli effetti collaterali più critici, rendendola un candidato potenzialmente rivoluzionario per future terapie.
I ricercatori stanno ora ottimizzando la sintesi del composto e testandolo su altri modelli di malattia, con l’obiettivo di creare versioni ancora più efficaci e sicure. L’obiettivo a lungo termine è quello di fornire nuove opzioni terapeutiche per i pazienti affetti da schizofrenia, in particolare quelli che non rispondono ai trattamenti attualmente disponibili.
La scoperta della JRT potrebbe segnare una svolta epocale nella lotta contro la schizofrenia, una patologia che colpisce milioni di persone nel mondo e per la quale le cure attuali risultano spesso insufficienti.
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