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Frode
10 Giugno 2025 - 18:38
Un'operazione congiunta delle forze dell'ordine ha smascherato una frode alimentare su larga scala lungo l'autostrada Catania-Palermo, portando al sequestro di ben due tonnellate di arance spacciate per pregiato "Tarocco rosso siciliano". I frutti, in realtà, erano di provenienza egiziana, privi di tracciabilità e venduti con etichette ingannevoli, tradendo la fiducia dei consumatori e danneggiando l'eccellenza agrumicola siciliana.
L'intervento, condotto da una task force interforze composta da Polizia Stradale, Corpo Forestale (Noras), ASP di Catania, Ispettorato del Lavoro, Agenzia delle Dogane, ICQRF e Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, ha interessato due aree di servizio contigue. Qui, le arance venivano esposte e offerte agli ignari viaggiatori come prodotto locale di alta qualità. Le indagini e l'analisi della documentazione commerciale hanno invece rivelato la loro vera origine.
Il titolare dei punti vendita è stato immediatamente denunciato per frode in commercio. Oltre al maxi sequestro di arance, sono state riscontrate gravi irregolarità igienico-sanitarie e la presenza di mozzarelle scadute, evidenziando una gestione non conforme alle normative. Le sanzioni complessive superano i 7.000 euro, con ulteriori provvedimenti amministrativi in fase di definizione.
La notizia del sequestro ha scatenato la reazione immediata e decisa del Consorzio di Tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP. Gerardo Diana, presidente del Consorzio, ha espresso profonda amarezza per l'accaduto, sottolineando come "vedere queste frodi in Sicilia, ai danni di un prodotto simbolo della nostra terra, faccia ancora più male". Ha poi ringraziato le forze dell'ordine per l'efficace operazione, definendola "un'azione concreta a difesa non solo del marchio, ma del lavoro di centinaia di aziende che producono con serietà e sacrificio".
Diana ha inoltre evidenziato come la recente Riforma comunitaria delle Indicazioni Geografiche abbia potenziato i ruoli dei Consorzi, che oggi sono attori fondamentali nella tutela della qualità e nella lotta alla contraffazione. Solo nel 2024, il Consorzio ha effettuato circa 200 controlli, sia in Italia che all'estero, scoprendo numerosi casi di uso improprio dell'etichetta IGP su frutta fresca e prodotti trasformati.
L'episodio odierno non rappresenta un caso isolato. Pochi giorni prima, i vigilatori del Consorzio avevano già individuato una spremuta venduta come "Arancia Rossa di Sicilia" in una nota catena di supermercati, sebbene non autorizzata all'uso della denominazione protetta, comportando anch'essa una sanzione.
Questi eventi, secondo il Consorzio, confermano una tendenza preoccupante: maggiore è la notorietà di un prodotto, maggiore è la sua vulnerabilità alle falsificazioni. Per questo motivo, la vigilanza e le azioni mirate di tutela non si limitano ai confini siciliani. "La tutela è tra i principali ruoli del Consorzio", ha ribadito Diana in conclusione, "ed è anche un impegno verso il consumatore, che ha il diritto di sapere da dove viene ciò che mangia. Ogni etichetta falsa è un tradimento della fiducia".
L'indagine prosegue per accertare eventuali ulteriori responsabilità e per contrastare il fenomeno delle frodi alimentari, a difesa dei produttori onesti e della qualità del made in Sicily.
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