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La decisione
23 Giugno 2025 - 18:20
Foto di repertorio
Una rivoluzione fiscale per rilanciare l’arte italiana. Il Governo è intenzionato ad abbassare l’IVA sulle opere d’arte, passando dal 22% al 5%. Una misura che entrerà in vigore subito dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri e dovrà essere convertita in legge entro sessanta giorni. L’obiettivo è chiaro: fermare l’emorragia di collezionisti verso l’estero e salvare un settore in crisi profonda.
Con un prelievo fiscale del 22%, l’Italia era diventata una delle piazze meno competitive d’Europa. Le opere vendute nel nostro Paese costavano fino al 18% in più rispetto alla Francia, scoraggiando gli acquisti e spingendo galleristi e collezionisti a migrare verso mercati più favorevoli. Il risultato? Gallerie in difficoltà, fiere sempre meno attrattive e un sistema che, come ha dichiarato Pepi Marchetti Franchi (Gagosian Roma), “è diventato insostenibile”.
La protesta era arrivata fino a Palazzo Chigi. A marzo, oltre 500 artisti hanno firmato una lettera indirizzata a Giorgia Meloni per chiedere un intervento urgente. Tra loro nomi di peso come Michelangelo Pistoletto, Giorgio Griffa e Maurizio Cattelan — autore della celebre banana da 6,2 milioni di euro — che hanno denunciato una situazione insostenibile. L’IVA, scrivevano, “mette a rischio la sopravvivenza” dell’arte italiana e rischia di trasformare il Paese in un “deserto culturale”.
Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha definito il taglio dell’IVA una boccata d’ossigeno per l’intero settore: un provvedimento che aiuterà non solo i grandi nomi ma anche gli artisti emergenti, penalizzati dalla fuga delle gallerie e dalla perdita di occasioni di visibilità.
Se confermata, la misura potrebbe riportare in Italia un volume significativo di transazioni attualmente delocalizzate, restituendo fiducia a un comparto che ha urgente bisogno di ripartire.
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