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IL CASO

Dalla strada al carcere: sei anni alla trans rapinatrice

Per mesi ha agito indisturbata tra i viali periferici della città: conquistava i clienti, poi li minacciava con bottiglie rotte e spray al peperoncino per farsi consegnare soldi e oggetti di valore

Dalla strada al carcere: sei anni alla trans rapinatrice

Nessuno parlava. Per mesi, le sue vittime hanno preferito il silenzio alla vergogna. Uomini comuni, insospettabili, che avevano avuto incontri notturni con una donna trans nei pressi di Torino. E che, dopo quei rapporti, si erano ritrovati minacciati, derubati, in alcuni casi persino aggrediti. Ma nessuno aveva trovato il coraggio di denunciare. Fino a poco tempo fa. Oggi, quella donna trans sudamericana è in carcere. Le accuse a suo carico raccontano una serie di rapine condotte con precisione e violenza: bottiglie di vetro usate come armi, spray urticanti, toni minacciosi e il ricatto psicologico di chi sa di avere il controllo. Un copione ripetuto più volte, sempre nello stesso modo. Prima il contatto, poi il rapporto, infine la minaccia: “Dammi i soldi o ti faccio del male”. Gli episodi contestati sono almeno tre, e per questi ha patteggiato una condanna a quattro mesi. Ma il conto con la giustizia è ben più pesante: altri sei anni e quattro mesi di reclusione già stabiliti per rapine precedenti. Una carriera criminale aggravata dal fatto che si tratta di una “recidiva infra-quinquennale”, come riportato nel capo d’imputazione. Il primo episodio ricostruito risale al 2 luglio 2024. Dopo un incontro, ha colpito un cliente con una bottiglia, lo ha schiaffeggiato, accecato con lo spray al peperoncino e infine derubato di 225 euro, uno zaino con un computer, una chiavetta Unicredit per l’home banking e un mazzo di chiavi. Il 10 agosto, un altro uomo sarebbe stato avvicinato e poi rapinato del cellulare e del bancomat, sempre sotto la minaccia di un coccio di vetro. In quella circostanza, con lei ci sarebbe stato anche un complice, ancora oggi senza nome né volto. L’ultima segnalazione prima dell’arresto risale all’11 settembre. Un uomo si è presentato in procura denunciando che la donna era salita sulla sua auto, aveva sfilato la chiave d’accensione e, con tono aggressivo, lo aveva costretto a recarsi in diversi sportelli bancomat per consegnarle del denaro. L’uomo ha negato di essere un suo cliente, ma la dinamica si inserisce nel medesimo schema.

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