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IL CASO

Gli operatori della struttura degli orrori fanno scena muta ma c’è chi “ammette”

«C’è un protocollo per i pazienti psichiatrici: la forza è tollerata in alcuni casi»

Gli operatori della struttura degli orrori fanno scena muta ma c’è chi “ammette”

Si sono svolti oggi gli interrogatori degli operatori socio sanitari coinvolti nell’inchiesta sui presunti maltrattamenti avvenuti all’interno di una struttura per persone con disabilità, anche psichiatriche, la Mauriziana a Luserna San Giovanni. Le difese degli indagati hanno scelto la linea del silenzio. «Ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere», ha dichiarato Luca Paparozzo, legale del 61enne accusato non solo di maltrattamenti, ma anche di violenza sessuale nei confronti di un ospite della struttura. «Non abbiamo ancora potuto visionare i video di cui parlano dalla Procura e fino a quel momento, non abbiamo intenzione di esprimerci». Anche Mauro Molinengo, che difende un altro operatore accusato di maltrattamenti, ha confermato la stessa strategia difensiva. Paolo Micheletti, legale di uno degli OSS coinvolti, dice: «Ci sono protocolli specifici: alcuni di questi riconoscono l’uso della forza, quando necessaria. Ecco, questa è stata la dichiarazione resa spontanea del mio assistito». Micheletti ha inoltre sottolineato un aspetto per lui cruciale: «È importante evidenziare che qui non parliamo di disabili e basta, ma di disabili psichiatrici. I protocolli, come dicevo, sono diversi. Non abbiamo visto il materiale probatorio di cui parla il pm, Rossella Salvati». Ci vorrà ancora tempo, per fare luce su come siano realmente andate le cose. E intanto sono in molti a chiedersi come sia stato possibile che, all’interno di quelle mura, si possano essere consumate violenze senza che nessuno se ne sia mai accorto. «Sempre che sia vero», commentano alcuni sui social network.

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