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Sanità
24 Luglio 2025 - 14:10
Un nuovo spiraglio di speranza per chi convive con la mielofibrosi, un tumore raro e aggressivo che colpisce le cellule staminali del sangue. Grazie a uno studio condotto dal Centro interdipartimentale di cellule staminali e medicina rigenerativa (Cidstem) dell’Università di Modena e Reggio Emilia, coordinato dalla professoressa Rossella Manfredini, è stata identificata una proteina, la CD44, come possibile bersaglio per futuri trattamenti terapeutici mirati.
La ricerca, sostenuta dalla Fondazione Airc e pubblicata sul Journal of Cellular and Molecular Medicine, ha permesso di chiarire per la prima volta i meccanismi che portano le cellule tumorali a uscire dal midollo osseo e colonizzare la milza, causando l’aumento anomalo dell’organo e peggiorando le condizioni cliniche dei pazienti. Questa migrazione è resa possibile dall’interazione tra monociti e cellule staminali emopoietiche tumorali, un processo che – si è scoperto – è mediato proprio dalla proteina CD44.
“Inibire CD44 – spiega Manfredini – significa bloccare l’emopoiesi extramidollare, ossia la crescita incontrollata delle cellule tumorali al di fuori del midollo osseo. Questo apre le porte a una medicina di precisione più efficace e mirata per chi soffre di mielofibrosi”.
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