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IL CASO
26 Luglio 2025 - 04:30
Nessun documento in tasca, nessun nome, nessuna certezza su come sia morto. Solo un corpo, trovato sui binari della Ivrea–Chivasso, poco dopo la stazione di Strambino, all’alba di lunedì 21 luglio. Sono ancora tutte aperte le ipotesi. L’uomo — non ancora identificato — potrebbe essere stato travolto da un treno. Ma potrebbe anche essere morto prima. A indagare è la procura di Ivrea, con la pm Valentina Bossi. I rilievi sono stati affidati alla polizia scientifica, mentre le indagini sono condotte dalla Polfer di Chivasso. Secondo una prima ricostruzione, il corpo si trovava sui binari intorno alle 6.30, quando un treno regionale partito da Mercenasco e diretto a Ivrea ha rallentato senza riuscire a evitare l’impatto. Ma l’ipotesi dell’investimento diretto è ora in discussione: non si esclude che l’uomo fosse già morto. Né che possa essere stato colpito da un altro treno, passato in precedenza. L’area in cui è stato ritrovato — a ridosso di un cavalcavia — lascia spazio a diverse possibilità. Il corpo potrebbe essere caduto, o essere stato spinto dall’alto.
Oppure arrivare dalla boscaglia fitta che circonda i binari. Esclusa, per ora, la presenza di accessi laterali. Al momento, non risultano denunce di scomparsa compatibili nella zona. Né segnalazioni. Un elemento che fa pensare che l’uomo non vivesse nei dintorni. Per questo, nelle prossime ore sarà disposta l’autopsia, per chiarire almeno la causa del decesso. La circolazione ferroviaria è rimasta sospesa fino a mezzogiorno. Trenitalia ha attivato un servizio sostitutivo con autobus. I viaggiatori — una trentina — sono stati accompagnati fuori dal convoglio dai vigili del fuoco e fatti salire sul primo bus in partenza. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Strambino, la polizia scientifica, i tecnici di Rfi, i rappresentanti di Trenitalia e i sanitari. Per l’uomo, però, non c’era più nulla da fare. Tra le persone accorse, anche Aicha, la vedova di Lahoussine Naim: l’operaio marocchino travolto nel 2010 da un treno nello stesso tratto di ferrovia, mentre tornava a casa a piedi con la sua moto, a pochi metri da casa. Anche allora, un passaggio a livello chiuso, un treno partito da Ivrea, e una tragedia.
Morti senza un nome
Quello dell’uomo di Strambino, purtroppo, non è l’unico caso di quest’anno dove un cadavere viene ritrovato e non è possibile identificare, nel Torinese. Attualmente, l’obitorio civico di via Bertani non ci sono corpi che nn sono stati riconosciuti. Ma, ad esempio, a Collegno si trovano i resti di un uomo, senza nome, raccolto a Rivoli quattro giorni fa. Dai primi accertamenti, si tratta di un cadavere in avanzato stato di decomposizione: era in acqua, nel lago Castelpasserino. Sempre a luglio e in acqua, venne trovato un altro uomo che oggi ancora non ha un nome: questa volta a Torino, all’altezza del parco Michelotti.
Il caso di Leini
Lo scorso 4 aprile, in un cascinale nelle campagne di Leinì, in via Roveglia Ruffini, quasi al confine con Volpiano, venne trovato il corpo senza vita di un uomo che secondo il medico legale era morto almeno un anno prima. Le cronache raccontarono di un cadavere “che sembrava mummificato” e che sicuramente stava lì da parecchio. Il casolare che fece da sfondo a questa macabra scoperta è di proprietà di un uomo anziano che non frequentava il posto da molto tempo, molto più di un anno.
Tra le varie ipotesi investigative avanzate dai carabinieri di Venaria, vi fu quella che si potesse trattare di un clochard che, essendo senza fissa dimora, aveva trovato un rifugio proprio tra le mura della vecchia cascina.
Ciò che è certo, è che su quel corpo che ancora oggi risulta senza nome, non vi erano segni che potessero condurre a episodi di violenza.
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