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30 Luglio 2025 - 08:50
Oggi, 30 luglio, approda in Consiglio dei ministri un atteso disegno di legge firmato dai ministri Musumeci (Protezione civile) e Schillaci (Salute), che introduce per la prima volta in Italia una legge quadro nazionale per la salute e la sicurezza nelle piscine, pubbliche e private. L’obiettivo è rispondere a un’esigenza concreta e drammatica: ogni anno nel nostro Paese muoiono per annegamento in media 328 persone, di cui il 12% minori. Nelle sole piscine italiane, si registrano tra le 30 e le 40 vittime l’anno, con una forte incidenza sui bambini fino a 12 anni.
Il nuovo testo legislativo si compone di sei capi e 36 articoli e introduce standard minimi omogenei su tutto il territorio nazionale in materia di sicurezza, requisiti igienico-sanitari, impiantistici e gestionali. Attualmente, la normativa è frammentata tra regolamenti regionali e accordi Stato-Regioni, con ampie zone grigie, in particolare per le piscine domestiche.
Tra le novità principali figura l’obbligo, per i nuovi impianti domestici, di installare dispositivi di sicurezza come salvagenti anulari (uno ogni 100 metri quadri), barriere invalicabili o teli rigidi di copertura per prevenire ingressi involontari in acqua. Sarà inoltre necessario dotarsi di una cassetta di primo soccorso e rispettare gli standard di progettazione e impiantistica secondo le normative Uni europee.
Per tutte le piscine, sia pubbliche sia private, sarà obbligatorio un piano di autocontrollo che preveda verifiche periodiche sulla qualità dell’acqua, manutenzione degli impianti, sicurezza degli utenti e gestione delle non conformità. Le Regioni avranno il compito di definire i contenuti minimi di tali piani.
Il testo classifica gli impianti in due categorie principali:
Categoria A: piscine a uso pubblico (incluse quelle private ma aperte al pubblico);
Categoria B: piscine domestiche.
Le piscine pubbliche si distinguono a loro volta in:
ricreative,
ad uso collettivo (in alberghi, scuole, condomini ecc.),
ad uso speciale (tuffi, addestramento militare o subacqueo).
Tra gli obblighi per molte piscine pubbliche e collettive vi sono:
presenza di un locale di primo soccorso con defibrillatore,
figure responsabili per la sicurezza dei bagnanti e degli impianti tecnologici,
assistenti bagnanti obbligatori durante gli orari di apertura, salvo eccezioni con sistemi tecnologici o addetti formati.
Il ddl prevede un doppio livello di controllo: interno (a carico del gestore) ed esterno (a cura delle ASL). Le aziende sanitarie territoriali avranno poteri di:
diffida
chiusura dell’impianto
comminazione di sanzioni da 100 a 6.000 euro, con aggravanti in caso di pericolo grave per la salute pubblica.
Sanzioni previste anche per:
superamento del numero massimo di bagnanti
assenza del piano di autocontrollo
mancata comunicazione di apertura della piscina.
Anche i gestori privati di piscine domestiche saranno tenuti a comunicare l’inizio dell’attività e a garantire la sicurezza e manutenzione dell’impianto.
Con questa legge, l’Italia punta a superare le disparità regionali in materia di sicurezza e gestione delle piscine. Restano escluse dall’ambito di applicazione le piscine termali (già regolate dalla legge 323/2000) e gli impianti gestiti da società o enti sportivi riconosciuti, come quelli del Coni o delle Federazioni, soggetti a normative specifiche.
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