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Arrestato un latitante ricercato in tutta Italia: si tratta di Stefano Casella. Era nascosto a Carignano

Faceva parte della Cupola 2.0: un'organizzazione mafiosa che voleva rifondare Cosa Nostra

Arrestato un latitante ricercato per mafia in tutta Italia: era a Carignano

Un arresto che chiude un lungo capitolo investigativo. A Carignano è stato catturato Stefano Casella, 46 anni, italiano, ricercato in tutta Italia per una condanna definitiva a 8 anni e 4 mesi di reclusione. L’accusa è grave: associazione a delinquere di stampo mafioso, per attività criminali svolte a partire dal 2014 all’interno dei mandamenti di Belmonte Mezzagno e Misilmeri. La Squadra Mobile lo ha trovato a Carignano, dove era nascosto in un appartamento. Era scappato dalla Sicilia dopo la condanna. L’arresto fa parte degli sviluppi legati all’operazione “Cassandra”, condotta nel maggio 2020 su impulso della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo. In quell’occasione erano state eseguite otto misure cautelari — sei in carcere e due ai domiciliari — coinvolgendo complessivamente 25 persone, molte delle quali già al centro di indagini precedenti come l’operazione “Cupola 2.0” del 2018. Per Casella adesso si aprono le porte del carcere.

La Cupola: mafia palermitana 2.0
A Palermo, la mafia aveva tentato di rialzare la testa. Nel silenzio delle campagne, in una villa isolata dell’entroterra, il 29 maggio 2018 si riunivano alcuni tra i più influenti boss palermitani. L’obiettivo era chiaro: rifondare la Commissione provinciale di Cosa nostra, la leggendaria Cupola, sospesa da oltre un decennio. L’operazione, battezzata “Cupola 2.0”, fu stroncata pochi mesi dopo, nel dicembre dello stesso anno, con un maxi-blitz dei Carabinieri del ROS che portò all’arresto di 46 persone. A guidare la rinascita del potere mafioso c’era Settimo Mineo, ottantenne gioielliere palermitano, capo del mandamento di Pagliarelli, già condannato in passato nel maxi-processo istruito da Falcone e Borsellino. Attorno a lui, un’alleanza di capi storici e nuove leve: Gregorio Di Giovanni di Porta Nuova, Salvatore Sciarabba del mandamento Misilmeri-Belmonte Mezzagno, Francesco Colletti di Villabate, solo per citarne alcuni. Complessivamente, sono stati inflitti oltre 700 anni di carcere. Alcuni imputati hanno scelto di collaborare con la giustizia ottenendo sconti di pena, contribuendo a svelare il nuovo assetto della mafia palermitana. “Cupola 2.0” ha rappresentato non solo un piano criminale ben strutturato: il tentativo di riprendere le redini del comando dopo l’epoca dei corleonesi.

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