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Salute
02 Agosto 2025 - 15:15
Secondo una recente ricerca condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dalla Fondazione Bruno Kessler, pubblicata su The Lancet Infectious Diseases, circa il 9% della popolazione italiana non è ancora immune al morbillo. A risultare più esposti sono soprattutto i giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, anche in regioni dove la vaccinazione infantile ha raggiunto livelli elevati. Gli esperti raccomandano l’adozione di strategie mirate di vaccinazione, incluse campagne di recupero rivolte agli adulti.
La ricerca si è basata su circa 15.000 casi di morbillo segnalati al sistema nazionale di sorveglianza tra il 2013 e il 2022, con 14 decessi. L’incidenza più alta si osserva nei bambini sotto i 5 anni, ma oltre la metà dei contagi riguarda i 20-39enni. Nei casi in cui era noto lo stato vaccinale, quasi il 90% dei pazienti non era vaccinato.
Alcuni focolai sono stati esaminati più a fondo per comprenderne le modalità di trasmissione. Integrando i dati epidemiologici con quelli demografici, i ricercatori hanno stimato la quota di persone suscettibili al morbillo per l’anno 2025 in tutte le regioni italiane.
Il 88,9% delle infezioni secondarie è stato causato da persone non vaccinate. Solo l’1,1% dei contagi è avvenuto tra soggetti entrambi vaccinati con almeno una dose. Inoltre, il 33,3% dei casi di trasmissione ha coinvolto giovani adulti, che hanno spesso trasmesso il virus anche ai bambini sotto i 5 anni. Il 35,5% dei contagi secondari è avvenuto in ambito familiare.
Nel 2025, si stima che il 9,2% della popolazione italiana sarà ancora esposta al morbillo. Tra i minori di 20 anni, l’immunità si ferma all’88,2%. Esistono ampie differenze regionali: al Centro-Nord vi è una maggiore percentuale di adulti non protetti, mentre tra gli under 20 le zone più a rischio sono la provincia di Bolzano e la Calabria.
Nonostante l’obbligo vaccinale introdotto nel 2017 abbia portato a buoni risultati nei bambini, ciò non garantisce una riduzione del rischio di trasmissione, a causa della presenza di ampie sacche di adulti non immunizzati.
Il numero di riproduzione stimato per il 2025 varia tra 1,31 e 1,78, valori coerenti con la trasmissibilità osservata negli anni precedenti.
Lo studio sottolinea come gli adulti non vaccinati rappresentino una componente rilevante nella diffusione del morbillo. Esiste una notevole eterogeneità regionale: alcune aree mostrano basse coperture vaccinali nei bambini, altre presentano una grande quantità di adulti suscettibili.
Gianni Rezza, ex direttore della Prevenzione del Ministero della Salute e ora docente di Igiene presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, conferma che i dati erano già indicati dalla sorveglianza epidemiologica: la maggioranza dei casi riguarda adulti non vaccinati, mentre l’incidenza più alta si rileva nei bambini sotto l’anno di età, che non possono ancora ricevere il vaccino a virus attenuato.
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